Di seguito la recensione di Alessandro Pertosa del libro di Maurizio Pallante “Destra e sinistra addio” pubblicato su Huffington Post:

pallante

 

L’ultimo saggio di Maurizio Pallante, Destra e sinistra addio, è il sedimentato culturale di un processo di evoluzione teorica cominciato dall’autore ormai vent’anni fa, con Le tecnologie d’armonia (Bollati Boringhieri, Torino 1994), e proseguito con l’elaborazione della sua “decrescita felice”, che si caratterizza per i richiami all’autoproduzione e alla proposta di riduzione selettiva di tutte quelle merci che non sono beni e che non possono diventarlo in alcun modo.

Da decenni Pallante critica il modo di produzione industriale della società tecnologico-capitalista, che si sta dirigendo – ormai, forse, senza alcuna possibilità di recupero – verso la catastrofe. Tuttavia in questa sua ultima fatica, non si limita a osservare gli aspetti critici della razionalità economica occidentale, ma si spinge fino al cuore. Al centro.

E spingersi al centro significa mettere in discussione le categorie culturali e politiche di destra e sinistra che considerano positivamente l’attuale modo di produzione industriale, responsabile di una crescita economica – con annesso disastro ambientale – senza precedenti.

Destra e sinistra sono due facce della stessa medaglia. Entrambe considerano le rivoluzioni industriali un progresso rispetto al passato: salvo poi distinguersi quanto alla modalità di distribuzione dei benefici. Entrambe hanno spinto irresponsabilmente masse di persone dalle campagne alle città, trasformando milioni di contadini in milioni di proletari al servizio del grande capitale. La storia ha poi mostrato che quanto alla crescita dell’economia le politiche della destra si sono rivelate più efficaci di quelle di sinistra. E i risultati di questa razionalità sventurata sono sotto gli occhi di tutti.

Si badi, però, dire destra e sinistra addio non equivale a sostenere che la destra è uguale alla sinistra. D’altronde Pallante mette più volte in risalto le differenti pulsioni: quelle della destra alla disuguaglianza, e quelle della sinistra all’uguaglianza. Ma la pulsione all’uguaglianza, ed è questo un nodo cruciale, non è prerogativa assoluta della sinistra connotata storicamente (anzi, le preesiste e le sopravviverà). Si tratta semmai di declinare l’uguaglianza in modo nuovo, fuori dalla prassi tecno-industrialista.

Questa impostazione, per essere compresa appieno, richiede una riconsiderazione ontologica del tutto. Necessita di un ripensamento delle relazioni in senso orizzontale non solo fra esseri umani, bensì anche fra esseri umani e contesto naturale (di cui l’essere umano fa parte). L’uomo non è più il signore della terra, ma è un modo d’essere fra altri modi d’essere che compartecipano all’unico essere.

Pallante nota, allora, che per ripensare la società in modo ecologicamente sostenibile è fondamentale mettere in discussione l’antropocentrismo, orientandosi verso una visione cosmocentrica della cultura, della società, della politica e del mercato.

Destra e sinistra, conservatori e progressisti sono figure della contrapposizione, figlie della scissione ontologica, dell’opposizione tra la tesi e l’antitesi in vista di una sintesi, che in qualunque modo la si metta, è sempre violenta. Pallante, invece, invita a ripensare il mondo, e le parole che lo costituiscono, ripartendo dal singolo che non si pone più su un piedistallo rispetto al contesto.

E quel singolo-in-relazione è il medesimo a cui si rivolge anche Papa Francesco nella sua Laudato sì: “bisogna operare il bene, dal momento che il male esercitato sul mondo è male fatto a se stessi”. Tutto è in relazione. Perché l’essere è tutto, e niente è fuori dall’essere.

Questa visione del mondo è troppo grande e complessa per poter essere espressa e compresa politicamente dalle categorie codificate di destra e di sinistra. Qui c’è di più. C’è quella visione del mondo che si sottrae alla volontà di sopraffazione per lasciarsi dire ancora, ancora e ancora da una parola polisemica, che spalanca spazi di poesia. Quella poesia del vivere in comunione col creato e con la natura a cui tutti noi afferiamo, senza distinzione.

In questo senso – e per molti altri, che ognuno di voi saprà indicare – Destra e sinistra addio è un libro che si manifesta in un tempo opportuno. Perché, suggerisce Pallante, se ci sarà ancora la possibilità di un domani, destra e sinistra dovranno appartenere necessariamente a categorie di un triste e lontano passato.

Fonte: Huffinghton Post

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