Sino a qualche generazione fa, il Natale era davvero stupefacente, coinvolgente e conturbante. Per certi versi un razzolare nel profondo dell’uomo come nel bidone dell’immondizia. Roba da psicanalisti. Di breve durata certo, e con molti discutibili risvolti gerarchici, religiosi e sociologici di dubbio gusto. Tuttavia, qualcosa era. Forse un rimasuglio di panteistica adorazione della luce o forse un assieparsi degli umani nella speranza di un nuovo ciclo di messi e raccolti. Un qualcosa. Senza grandi esigenze. Se non la sopravvivenza e la serenità dello stare insieme nel periglio e nella sventura del freddo polare delle nostre latitudini. Che volete che sia.
Negli ultimi decenni però qualcosa è cambiato. Eh sì. Finalmente abbiamo un re che divulga un nuovo Verbo che tutti sono tenuti a rispettare. E le promesse di ricompensa stimolano un’ipersecrezione salivare degna di una vincita al superenalotto. Altro che Vangelo o Capitale!
Il nuovo Verbo fa parte di quelli della prima coniugazione in “are”, e cioè “acquistare”. È un verbo antico che ha varie accezioni molto interessanti: comprare, ottenere, procurarsi, assumere, conquistare, prendere, acquisire, acquistare, rilevare. E solo per nominarne alcune. Come si può vedere, sono tutti termini che esprimono un unico concetto molto noto presso una scuola filosofica di primo piano, la Scuola Materna, e cioè: tutto mio.
Ma non basta. Visto che ormai tutti hanno tutto e non riescono nemmeno a condividerlo (meglio gettarlo intero che fare a metà con qualcuno), sua maestà Consumo il Bello ha inventato di recente una serie di oggetti, sempre di gran lusso, che hanno il grandissimo pregio di non servire praticamente a nulla (così non impegnano la mente più di tanto) e di diventare spazzatura nel giro di pochissimo tempo aiutando i proprietari di discariche e quelli di inceneritori ad arricchire smisuratamente così che anch’essi possano acquistare altri oggetti di infinito valore (per un’analisi psicopatologica) e perpetuare così il circolo virtuoso dell’esborso.
Ma facciamo alcuni esempi di questi oggetti di incalcolabile importanza per le nostre società odierne e riflettiamo a lungo sulla strategia di sua maestà. È istruttivo.
Nel redigere l’elenco che segue abbiamo avuto qualche titubanza perché qualcuno potrebbe pensare che è tutto inventato. E invece no. Non ci sta crescendo il naso. È proprio tutto vero. Sono oggetti che si producono, si spediscono sui tir, si espongono nelle vetrine, si acquistano con grande motivazione, si portano a casa impacchettati e si gettano in pattumiera. Milioni di tonnellate di materiali sprecati nel segno del delirio di sua maestà verso cui tutti siamo ossequiosi.
Allora, ecco le top ten:
-ciocco-pinza spezza cioccolato in quadretti perfetti (probabilmente per matematici maniaci incurabili con le correnti psicoterapie);
-sparabiscotti (per questo davvero per quanto ci siamo sforzati non siamo riusciti a coglierne una qualsivoglia motivazione d’esistenza);
-mutande riscaldate (qui lasceremmo scorrazzare la fantasia del lettore…);
-sbuccia ananas (la domanda che ci ha assalito è: ma quante ananas all’anno mangeranno certi individui?);
-taglia pelucchi che sporgono dal maglione (altro strumento di fondamentale importanza specie per capiufficio monomaniaci);
-taglia pelucchi di animale domestico (la specializzazione della specializzazione – c’è pelucco e pelucco – così come prevede il corso di laurea di Idiozia consumistica);
-tazze che suonano una melodia natalizia quando le alzi (se riempite di forti lassativi si ottiene l’effetto massimo);
-scaletta in plastica per cagnolino obeso che vuole salire sul divano (i cinesi hanno risolto da tempo questo problema in altro modo, con tutto il rispetto per cinesi e cani, ma certe idee davvero ti scappano di fronte a certi sfregi alla povertà);
-sciarpa con le tasche (forse per polipi);
-dvd con ripresa di fuoco crepitante (per sentire il calore infilare il dito nella presa della corrente);
-forbici laser a batteria per tagliare con precisione (siamo in attesa di coltelli telecomandati a distanza per pizzerie al taglio);
Orsù dunque, svegliamoci bambini, scrolliamoci di dosso questo incantesimo e smettiamola di fare i belli addormentati. Non ci sono principi azzurri o di altri colori (ogni riferimento politico è esplicitamente accidentale) che verranno a risvegliarci. Per la corte dei miracoli di Consumo il Bello è importante che noi si continui a dormire. O meglio, possiamo al limite procedere sonnambuli verso le sue Iper-chiese e versare il nostro obolo al mantenimento del suo regno dei balocchi.
Svegliamoci che è già tardi e ci sono un sacco di cosa da fare se vogliamo arrivare a domani. Non è così scontato che la primavera rispunti ancora e che le messi tornino a ondeggiare nei campi. Ora non lo è più.
Articolo tratto da Terranauta
Fonte: Il Cambiamento