"Rispetto all’Oriente vi sono ‘luoghi’ che io chiamo ‘di Passaggio’, nel senso che per andare con cognizione di causa su quelle lontane Vie è meglio passare prima per quelle più vicine a noi. Si comincia a conoscere usi, costumi, lingue, libertà e divieti, persino la cucina, e il loro modificarsi o evolversi di zona in zona. I miei ‘Luoghi di Passaggio’ li ho visitati per oltre trent’anni, studiandoli, cercando di capirli e innamorandomene a poco a poco". Mario Biondi – Strada Bianca per i Monti del Cielo (Ponte alle Grazie)
Il bus lascia il centro e va per Passo Varano da dove prosegue per Camerano. È una bellissima giornata d’estate ed il panorama del quale godo dal mio finestrino è assolutamente inebriante. Pian piano che saliamo sul monte Conero (572 metri d’altezza), il cielo turchino si fonde all’orizzonte col mare blu ma il colore predominante è il giallo esplosivo delle colline coltivate a girasoli. Sul mio bus ci sono assonnati lavoratori stagionali delle tante strutture alberghiere della zona e solo io, in estasi, contemplo il panorama come se pregassi. Dopo Poggio passiamo nella bella Sirolo detta a ragione: il gioiello della riviera del Conero. La fermata è ai margini del centro storico, in prossimità del piazza centrale dalla quale si gode uno dei panorami più belli d’Italia. Potrei scendere ad una delle varie spiagge di Sirolo (è comodo raggiungere la spiaggia dei Sassi Neri a piedi tramite il sentiero che parte dal cittadino Parco della Repubblica o con il bus navetta dal municipio) ma continuo per Numana ed in particolare scendo al porto. Dalla fermata del mio bus già si vede la biglietteria della “Traghettatori del Conero”. C’è un po’ di fila ma in poco tempo, per 20 euro, compro il biglietto andata e ritorno per la spiaggia. Mentre, a torto, rimugino sul fatto che 20 euro per fare pochi minuti di traversata sono una tariffa salata, mi colpisce il vecchio cantiere navale che è vicino alla biglietteria, assediato dal parcheggio per le auto. È la tana di uno degli ultimi maestri d’ascia della zona: Aldo Jurini dell’omonimo cantiere navale fondato nel 1925 dal padre Pasquale. Non resisto ed entro a fare due chiacchiere e qualche foto. Aldo parla per quattro ed io pure, morale rischio di perdere la mia motonave delle 9.30. Salgo a bordo per ultimo e provo posto a prua. Il natante salpa ed io finalmente guardo il Conero dal mare come fecero i marinai dori di cui sopra. Quanta magnificenza in questa montagna di roccia bianca sovrastata da grandi boschi di macchia mediterranea. Il viaggio non è così breve come pensavo (più di 30 minuti) e il capitano ci illustra le bellezze naturali che possiamo ammirare a poche miglia dalla costa. C’è un po’ di maretta ma non me ne curo. Ad un certo punto la barca inizia la manovra di avvicinamento al corridoio di lancio e poi procede con l’approdo direttamente sui ciottoli della spiaggia per far scendere tutti i passeggeri usando le scalette a mo’ di tigri della Malesia. Sono inebetito da tanta bellezza così vicina a casa mia. Il mare color cobalto immediatamente mi risucchia per una bagno che durerà molto a lungo. Non riesco a capacitarmi di tanta bellezza: le rocce bianche che sprofondano nel mare, l’insenatura con l’acqua calma dove nuotare, il profumo dei corbezzoli e delle piante aromatiche sulle alture che si fonde col respiro del mare. Nuoto lentamente immerso in tutta questa natura a portata di mano. Dal mare mi metto a fissare la gente sulla battigia: non ce n’è uno con lo sguardo imbronciato o stressato. Tutti sorridono e sembrano vivere un momento di felicità ed armonia…. Potenza terapeutica della prorompente bellezza di questo luogo.