Provocatorio, combattivo e pungente: sono le caratteristiche di “Bastardi avidi e bugiardi”, nuovo documentario deciso a smascherare “l’influenza, la falsità e la corruzione” dell’industria petrolifera. Un’opera del regista Craig Rosebraugh, che attacca frontalmente un sistema in cui si “mette il profitto davanti alle persone”, supportando campagne di “menzogne che contrastino la lotta ai cambiamenti climatici”. Per farlo, il regista americano intervista esperti sia eco-scettici che vicini alle teorie ambientaliste. Ma soprattutto racconta le storie di persone che, in ogni parte del mondo, vedono compromessa la loro vita proprio a causa delle Oil company. Prodotto dall’attrice Daryl Hannah, già arrestata in passato per il suo attivismo ambientalista, questo film può essere visto come la risposta al documentario pro-petrolio spOILed, presentato negli Usa lo scorso anno e finanziato da personaggi legati al business dei combustibili fossili. Ma soprattutto vuole “innalzare la soglia di attenzione su queste tematiche in vista delle elezioni presidenziali del 2012″.
“Cosa succede se un’industria ha troppo potere?”, si chiedono i creatori di Greedy Lying Bastards: “Si bypassano le regole; si controlla l’informazione; il dissenso è soffocato; il nostro clima cambia; e la gente muore”. Influenze politiche, ricatti, corruzione: è ciò che l’inchiesta di Rosebraugh si propone di scardinare. Dagli Usa a Tuvalu, dal Perù all’Uganda, fino ad arrivare in Europa, il ritratto tracciato da questo documentario è decisamente inquietante. Non solo per le solite interviste a personaggi più o meno autorevoli del mondo politico e scientifico, ma per le testimonianze di quelle persone che, come le vittime della catastrofe petrolifera avvenuta nel 2010 nel Golfo del Messico, mettono a nudo con la loro sola presenza “il modello intenzionale dell’industria dell’irresponsabilità”.
La tragedia del 2010 presso la Deepwater Horizon, ad esempio, è infatti “un sottoprodotto di un’industria incontrollata, per cui i profitti di manager ed azionisti contano più della vita umana”, accusa il regista ed attivista politico, che sta facendo pagare un prezzo troppo salato a persone che, in preda alla più profonda rabbia e disperazione, si ritrovano ormai rovinate. E mentre la lobby petrolifera globale è impegnata ad influenzare una politica sempre più sua vassalla, coloro che alzano la voce rischiano non solo il loro sostentamento, ma in alcuni casi anche la loro vita: “L’industria dei combustibili fossili ha dimostrato che non si fermerà davanti a nulla”, puntualizza Rosenbraugh. Divenendo addirittura “complice degli omicidi di coloro che si oppongono apertamente al degrado ambientale”.
Il film, costato un milione e mezzo di dollari, è stato girato nell’arco degli ultimi tre anni ed uscirà nel 2012 in data ancora da precisare. Ha per produttore esecutivo Daryl Hannah, da oltre un decennio fra i personaggi pubblici maggiormente impegnati nella difesa dell’ambiente e nella promozione di stili di vita verdi. Fondatrice della Alleanza per il Biodiesel Sostenibile, l’attrice di Kill Bill è stata arrestata già due volte per il suo attivismo ambientalista: nel giugno del 2009, durante una manifestazione di protesta contro la costruzione di alcune miniere nella contea di Raleigh (Virginia occidentale), e la scorsa estate davanti alla Casa Bianca, mentre si opponeva alla costruzione di un oleodotto.
Del resto, tutte le persone coinvolte in questo progetto sono molto ‘convinte’ di ciò che fanno. Lo stesso Craig Rosenbraugh è ben più noto come attivista, che come filmaker. E per questa sua prima opera come regista, è già pronto a subire le conseguenze di un settore che, oltre al suo enorme potere, è composto da persone che non accetteranno passivamente le accuse che gli vengono mosse da questo documentario. Né tantomeno il fatto di essere definiti dei “bastardi avidi e bugiardi”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it