Strada statale 275, anche in Salento il teatrino delle ‘grandi opere’

da | 10 Lug 2012

Figlia della già tristemente nota ‘strada della morte’, la Maglie-Leuca sarà il prolungamento verso sud di quella che, con i suoi mille chilometri, è la statale più lunga dell’Europa occidentale: la SS 16, che collega Padova a Otranto. Una strada a quattro corsie di circa 40km, ottenuta dall’allargamento di quella esistente per la prima metà, e costruita ex novo nel suo ultimo tratto.

Proprio contro quei 18 km da aggiungere si concentrano le proteste. Lì, infatti, “sono previsti numerosi sottopassi o sovrappassi, gallerie artificiali, rotatorie, rampe di accesso o di uscita e un viadotto a tre campate, che permetta di oltrepassare un’area di cave di pietra”, scrive sul suo sito il Comitato 275: “Ma non è tutto, perché il nuovo tracciato lambisce in più punti zone di alto interesse ambientale che verrebbero danneggiate dalla presenza di un’infrastruttura di tale portata”.

Per Vito Lisi, veterinario e presidente del movimento Sos 275, il problema non è solo cosa si vuole costruire, ma anche come: “C’è una serie di incongruenze nel documento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in cui si prevede l’inizio dei lavori per il luglio 2013”. “Gli ultimi 18 km diventano a 2 corsie mentre il progetto in gara ne prevede 4”, denuncia Lisi: “C’è una costante ambiguità su questa vicenda, ma il Ministero non ha mai risposto alle nostre domande”.

L’impresa autrice del progetto di ammodernamento e adeguamento della 275 è la ProSal (Progettazioni Salentine) , ditta di Lecce diretta da Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia (Aci). Interpellata sulla questione, la società afferma che l’incarico affidatole “è conforme alle disposizioni ed alle norme vigenti all’epoca del suo conferimento”: sarebbero così infondate le illazioni di coloro che parlano di ambiguità negli iter procedurali, gare d’appalto inesistenti o affidamento dei lavori alla ditta per chiamata diretta.

Per ProSal questa nuova infrastruttura garantirebbe una maggiore sicurezza: “L’attuale strada è notoriamente conosciuta come strada della morte in quanto scenario di tragedie e di dolore che hanno coinvolto centinaia di famiglie salentine”. Un triste primato dovuto, ricorda l’azienda, alla “presenza di innumerevoli accessi diretti ed immissioni laterali per la presenza di strade complanari lungo tutto il tracciato”. Una strada che, inoltre, “è stata spesso teatro di scontri frontali”.

C’è poi l’aspetto ambientale: “Il terzo tronco dell’attuale strada (dove nel progetto si prevede di andare in variante) attraversa i centri abitati per il 40% della sua lunghezza – aggiunge la ditta leccese – creando, soprattutto nei periodi estivi, lunghi ingorghi con un notevole innalzamento del CO2 e delle polveri sottili”. Allontanando il traffico dai centri abitati, dunque, “si avrebbero ingenti benefici sia in termini di sicurezza che di tipo ambientale”, e “si ridurrebbero i tempi di percorrenza, eliminando l’isolamento del capo di Leuca dal resto della provincia, così come chiedono da tanti anni i comitati a favore dell’allargamento della SS 275”.

Perché invece non destinare questi soldi “al potenziamento e miglioramento della ferrovia locale?”, si chiede Vito Lisi: “Un territorio che punta molto sul turismo come il nostro non può avere un servizio ferroviario arretrato e fermo al 1908, quando è stato costruito”. “I bisogni di questo territorio sono altri”, insiste l’eco-attivista: “Non è costruendo una nuova autostrada che possiamo fare arrivare i turisti. Anzi, se deturpiamo quelle che sono le nostre uniche risorse, come il paesaggio e i beni archeologici che verrebbero seppelliti da quest’opera, sarebbe la fine”.

Una vicenda annosa e complessa, insomma, che può ricordare quella valsusina: “La logica di chi vuole scavare il tunnel per l’alta velocità Torino-Lione è identica a quella di chi vuole questa strada”, conclude Lisi: “Costruire qualcosa di inutile, facendo gravare sulla collettività i costi legati a salute, ambiente ed economia. Per riempire le tasche di pochi”.

Fonte: Il Cambiamento