Il sottile fascino della lentezza

da | 27 Mag 2013

La letteratura di viaggio è per sua natura un’immersione “totale” perché mette in movimento il cervello e il corpo, i sensi e l’anima. Parola di Paolo Rumiz, editorialista di “Repubblica” e inviato speciale de “Il Piccolo” di Trieste, ma soprattutto viaggiatore e autore di racconti, reportage e libri di successo.

Da oltre 10 anni Rumiz viaggia lungo la Penisola e in Europa, soprattutto a Oriente, attraversando luoghi e incontrando culture geograficamente vicine ma poco note, privilegiando le periferie ai capoluoghi, la gente comune ai personaggi.

Un autore che ci fa scoprire la bellezza del muoversi lentamente per assaporare l’essenza dei luoghi che si attraversa, perché la lentezza del viaggio rende tutto lo spazio più famigliare, dunque più vicino e più piccolo. É il paradosso della bassa velocità che accorcia lo spazio e non lo allunga. Un viaggio in autostrada è infinitamente più noioso, dunque interminabile.

Quelli di Rumiz sono cammini nello spazio ma anche nel tempo, alla ricerca di squarci di vita contro una globalizzazione che appiattisce tutti i luoghi senza spiegarceli, così come Google Earth che ci proietta ovunque nel mondo con pochi click, senza farci afferrare il senso della distanza, dell’incontro, del fascino del reale.

Negli ultimi anni Rumiz è stato protagonista e narratore di numerosi viaggi “sostenibili”: a piedi o in bicicletta, alla scoperta di percorsi inediti nella nostra Penisola. Tra i più recenti l’itinerario lungo l’intero corso del fiume Po, dalla sorgente alla foce, l’attraversamento delle Alpi da mare a mare, da Ventimiglia a Trieste, e la recente ri-scoperta degli Appennini.

Per lui viaggiare è anche mettersi in discussione, scoprire se stessi attraverso gli altri, accettare il giudizio di chi incontri per strada, perché sono gli altri la misura di ciò che siamo, sempre che impariamo ad uscire dalle nostre certezze quotidiane.

  • Ascolta l’intervista a Paolo Rumiz sul viaggio sostenibile come scoperta e conoscenza

Fonte: La lumaca