Le riflessioni che riporto in questo articolo non nascono da episodi verificatisi ma solo da una riflessione su possibili atteggiamenti che potrebbero verificarsi.
Assistiamo in questi ultimi mesi ad un incentivarsi di interesse verso la decrescita e la decrescita felice. La notizia non e’ negativa, perche’ denota in ogni caso un’attenzione che prima non c’era.
Ora con l’acuirsi della crisi nella sua sfaccettatura economica, rischiano di inasprirsi anche le posizioni piu’ distanti, quelle agli antipodi. Nel nostro caso quelle di coloro che pongono la speranza nella crescita e quelle di coloro che vogliono cambiare radicalmente – ma con intelligenza – e pongono le loro speranze e attese nel cammino della decrescita.
Seppur nel dramma della situazione (vedi alla voce suicidi e fallimenti) sono convinto che in questa situazione il ruolo della decrescita e dei decrescisti, debba essere quello della non arroganza e del non arroccarsi su posizioni difensive. Ma debba assumere le forme impegnative ma fruttifere del dialogo, della pazienza, dell’ascolto e della ragionata proposta.
Se una parte degli addetti ai lavori conosce bene gli inganni della crescita e la falsita’ pericolosa delle false promesse che ancora si sentono in giro, va considerato che la maggior parte delle persone italiane questi inganni non li sa, non li puo’ sapere, per la maggior parte di coloro che ci governano.
E’ a queste persone – la maggioranza – giustamente impaurita e arrabbiata, che bisogna volgersi. Se anche gli imprenditori stanno indirizzando le loro risorse verso percorsi di decrescita e’ probabile che anche molte altre persone ben presto sentano il bisogno di conoscere meglio la decrescita felice. Incuriositi o spinti dalla necessita’ e’ sempre piu’ probabile che il numero di contatti tra decrescisti e persone che non conoscono la decrescita, aumentino.
Ora, la tentazione del “ve lo dicevamo noi”; oppure del “ora ti dico io. Tutta la verita’ e tutte le soluzioni” mi rendo conto che possa essere molto forte. E anche comprensibilmente plausibile, dopo anni di sfotto’ e umiliazioni sotto la saccente spocchia di economisti di ogni genere.
Resto tuttavia convinto che piu’ si va avanti maggiori saranno (come gia’ sono) i frutti che il Movimento fondato da Maurizio Pallante e’ chiamato a raccogliere. E allo stesso tempo sono altresi’ convinto che ora la responsabilita’ di iniziare a raccogliere i primi, teneri frutti, debba spingerci ad un salto di qualita’ importante.
Noi tutti, lo sappiamo bene, vorremmo che le teorie e le pratiche delle vie di decrescita, fossero gia’ in atto da parte della maggioranza di donne e uomini. Vorremmo gridare a tutti coloro che ancora inseguono il falso mito della crescita, quanto siano illusi e pericolosi i loro sentieri. Vorremmo quasi imporre determinati stili di vita, modi di pensare e di vedere il mondo. Questa tentazione c’e’ e sarebbe anche legittima. Eppure bisogna sorvegliare questi impulsi proprio per salvaguardate il giusto contenuto del messaggio. Certo, a chi sappiamo bene che mente sapendo di mentire, il tono forte e deciso ci sta tutto ed e’ bene che ci sia. Anzi guai se cosi’ non fosse.
Ma il mio pensiero va a chi dagli inganni del sistema e’ stato truffato,ingannato,schiavizzato e fagocitato e che ora cerca o si imbatte nel movimento. Penso al giovane, al cassaintegrato, all’imprenditore in crisi, al disoccupato…
In questi,come in altri, casi credo che bisogna assumere l’atteggiamento della pazienza e del supportare. Mostrarsi sempre ben disponibili,pronti a dare ragione delle speranze che ci abitano. Disponibili a subire le obiezioni, i rifiuti, le incostanze nel cammino, lo scetticismo nonostante l’interessamento di fondo.
Penso ai circoli MDF che sempre di piu’ devono diventare comunita’ alternative capaci di inoculare messaggi, diastasi, nella societa’ in vista di un’umanizzazione,di una migliore qualita’ della convivenza.
Tutto questo avviene se coloro che credono nella strada della decrescita felice non assumono atteggiamenti arroganti o supponenti. Se sanno ascoltare, raccogliere le sfide, dialogare e argomentare le loro proposte. Disposti anche ad accettare un clamoroso rifiuto.
Si deve in definitiva, vedere tra i decrescisti, una differenza nella qualita’ delle relazioni, divenendo vere comunita’ alternative. In un mondo sempre piu’ fragile, fatto di relazioni fragili, conflittuali e consumistiche, chi vive la decrescita deve esprimere la possibilita’ di relazioni gratuite, forti e durature cementificate dall’attenzione reciproca e nella tutela dell’ambiente Terra. Questo vivere insieme e in forme “altre” e’ si in vanto e una fierezza per i decrescisti e di questo non bisogna arrossire ma questo non deve mai degenerare in orgoglio e arroganza. Cosi’ come c’e’ una saldezza nelle proprie convinzioni e proposte che non deve mai scadere a sicurezza delle proprie parole scagliate contro gli altri o schierate contro chi la pensa diversamente.
Sì, la decrescita felice non la si puo’ imporre. E’ quasi come un credo, e sappiamo benissimo quanto possa essere odioso l’imposizione di dogmi o credenze.
Credo che l’opera della decrescita felice debba essere un’opera di grandezza, nel senso che debba mostrare concretamente il bello e il vantaggio nel vivere la vita in un certo modo. Solo cosi’ puo’ suscitare domande, curiosita’, sane inquietudini in chi la pensa diversamente. E solo con un atteggiamento mite e quindi forte, dialogante e quindi sicuro e aperto si possono scardinare atteggiamenti malsani e distruttivi che costituiscono la nostra societa’ occidentale.
Sì, o la decrescita e’ un’opera di grandezza o e’ una semplice ideologia tra tante.
Alessandro Lauro (Mdf Sorrento)