La cicala e la formica: una versione del terzo millennio

da | 25 Gen 2016

Una piccola cicala aveva appena fatto la sua muta, non con poche difficoltà, e già stava volteggiando per aria. Aveva tanto atteso quel momento ed era felice di esservi finalmente giunta. 

Adesso si esibiva in piroette e volteggi, libera, felice, eccitata. Era una calda estate e il sole brillava alto in un cielo azzurro e limpido. La cicala allegra e un po’ stanca si posò su di un ramo e iniziò a cantare, liberando tutta la sua energia in un fragoroso suono.

Sotto di lei una lunga fila di formiche lavorava senza sosta, trasportando per metri e metri una gran quantità di semi e chicchi di grano.

“La smetti di gracchiare in quel modo!!” protestò una formica gridando “ci stai disturbando, noi stiamo lavorando!”

“Scusate, non credevo di dare fastidio” disse con sorpresa la cicala “ perché non venite anche voi qua al sole e vi riposate un po’? possiamo cantare insieme”

“Cantare??” disse la formica che intanto si era staccata dalla fila “non abbiamo tempo per cantare noi, dobbiamo lavorare, altrimenti non sopravvivremo all’inverno”

“Ma avete tempo per lavorare, non potete fare neanche una breve sosta?”

“Sei matto? Se cominciamo a fermarci, nessuno vorrà più riprendere a lavorare e sarà la fine per noi tutte. Te piuttosto, perché non lavori mai e sei sempre a cantare al sole?”

“Non ho bisogno di lavorare, almeno non più di qualche ora al giorno. Riesco a trovare cibo a sufficienza senza dover lavorare troppo. E poi si sta così bene al sole adesso”

“Bello sì, ma come farai a sopravvivere all’inverno? In inverno non troverai cibo tanto facilmente”

“Sì, è vero, ma morirò prima dell’inverno” disse la cicala mantenendo la sua allegrezza.

“Morirai?! Come fai a saperlo con certezza? E perché lo dici con tanta allegria?” fece la formica assolutamente scossa.

“Noi cicale viviamo la maggior parte della nostra vita sotto terra, al caldo e al sicuro. Ma dopo anni e anni emergiamo dalla terra e cambiamo muta”

“Muta? Cioè?”

“Ci trasformiamo, cambiamo la nostra corazza, mutiamo d’aspetto. Ci evolviamo in vere e proprie cicale, come tu mi vedi adesso, con le ali per volare e cantare”

“Ah, sì? Non lo sapevo” disse la formica con vivo interesse.

Nel frattempo la formichina non si era accorta di aver trascurato così a lungo il suo lavoro, e che le altre formiche, che sgobbavano con fatica portando grossi pesi, si stavano insospettendo della sua pausa non prevista e cominciavano a guardarla con rabbia e rancore.

“Ehi tu! Che ne dici di riprendere a lavorare, eh! Noi non fatichiamo per te!” protestò qualcuno dalla fila. Ma la formichina era adesso completamente assorta nell’ascoltare la cicala.

“Quando stiamo sotto terra non siamo così belle ed eleganti, perciò aspettiamo tanto, per poi cantare al sole e innamorarci alla follia”

“Innamorarci?”

“Sì, certo!” disse la cicala “noi cantiamo per il piacere di cantare, ma anche perché ci innamoriamo e così celebriamo il nostro amore con un’altra cicala”

“Davvero?” si sorprese la formica “io avevo sempre pensato che voi cantavate solo per disturbare gli altri, solo per un vostro dispetto impertinente”

“No no, ci mancherebbe altro. Ma voi formiche non cantate quando siete innamorate?”

“Eh, non proprio direi. Nessuno di noi ha il tempo né la testa per mettersi a cantare o a pensare a cose tanto frivole come il cantare”

“E come fate ad innamorarvi senza cantare?”

“Bé, noi ci innamoriamo … non so, direi che dipende dalla riserva di cibo che abbiamo accantonato. Se è sufficientemente grande allora faremo una famiglia, altrimenti nessuno ci vorrà e resteremo sole per tutta la vita”

“Davvero? Per tutta la vita? Per questo dovete lavorare tanto?”

“Eh sì. Per questo … ma non solo per questo”

“E per cosa?”

“Per avere tempo libero quando saremo vecchie e dovremo riposarci, perché noi non moriamo come te prima che arrivi l’inverno, possiamo sopravvivere anche fino all’inverno successivo. Soprattutto quelli che hanno accumulato grandi scorte possono sopravvivere di più”

“Capisco. Perciò chi non ha grosse scorte non si potrà innamorare e non potrà neanche sopravvivere all’inverno”

“Esatto. Per questo siamo così indaffarate, capisci?”

“Capisco, sì. Soltanto non mi è chiaro come sia possibile che dobbiate lavorare così tanto, perché abbiate bisogno di così tante scorte. Non è sufficiente lavorare qualche ora al giorno ed avere scorte soddisfacenti per il resto dell’anno, per fare famiglia e per la vecchiaia?”

“Mmh, no. Non credo proprio. Almeno, in linea teorica forse sì, ma …”

“Che significa in linea teorica??”

“Perché quello della raccolta dei semi non è l’unico lavoro che facciamo. In più dobbiamo lavorare sodo per espandere il formicaio. Siamo in continua crescita, e poi le formiche che hanno più semi hanno bisogno di sempre più spazio per immagazzinarlo”

“Continua crescita? Vuoi dire che la vostra crescita non finisce mai?”

“No, non finisce mai. Perché siamo sempre di più e molte formiche hanno la mania di costruire magazzini per semi sempre più grandi, per accumulare sempre più semi”

“Ma a cosa servono questi semi? Pensavo che servissero per mangiare”

“Sì, ma non solo. Tutto nel formicaio è deciso in base ai semi che uno ha e che riesce ad accumulare: chi ha più semi ha diritto a prendere le decisioni importanti e a utilizzare gli altri per i propri scopi”

 “Utilizzare gli altri?”

“Sì, vedi le formiche con più semi pagano altre formiche più sfortunate perché lavorino per loro, così accumulano ancora più semi, capisci?” disse infine la formica vedendo la cicala perplessa.

“Capisco, sì. Ma non ne vedo il senso. In questo modo alcune formiche avranno sempre più semi mentre altre sempre meno”

“Ma da voi cicale non è così che funziona?”

“Non direi. Noi non accumuliamo niente se non lo stretto indispensabile per pochi giorni. Viviamo di quello che ci offre la terra e gli alberi. E se qualcuno è in difficoltà lo aiutiamo come possiamo. Nessuno è costretto a lavorare tutti i giorni per tutta la sua vita”

“Davvero?” disse la formica sempre più curiosa delle parole della cicala “e funziona?”

“Sì, direi di sì. Ha sempre funzionato così da noi, e nessuno ha mai pensato di cambiare”

“E cosa fate invece di lavorare?”

“Cosa facciamo?” si chiese la cicala stupita della domanda

“Tante cose, viviamo. Camminiamo, esploriamo, parliamo con altri animali, voliamo, mangiamo, cantiamo e ci innamoriamo perdutamente”

“Sembra davvero una bellissima vita la vostra” fece la formica, pensierosa

“Direi di sì”

“Ma dicevi che morirai prima dell’inverno, perché mai dovresti?”

“Perché è nella nostra natura. Viviamo nel sottosuolo, cresciamo, ci facciamo forti e robuste, poi emergiamo dalla terra e ci trasformiamo in bellissime cicale dalle lunghe ali. Cantiamo e ci innamoriamo alla luce del sole estivo. Cantiamo e facciamo l’amore per tutta l’estate e poi subito prima che giunga l’inverno, lasciamo al mondo i nostri piccoli e moriamo in pace, felici”

La formichina era completamente assorta e assorbita da ogni parola della cicala. D’un tratto un gruppetto di formiche si avvicinò ai due con fare minaccioso. Una delle formiche più grandi, che pareva essere il capo, disse con tono severo e rigido:

“Ehi tu! Cosa credi di fare? Pensi poter riposare quando vuoi?”

“No signore. Stavo solo parlando … “

“Lo vedo” lo interruppe perentorio il capo formica “simpatizzi con quelle scansafatiche, inette, lavative delle cicale. Forse sei come loro anche tu?”

“Bé, veramente loro non sono esattamente come dice lei …”

“Cosa?” tuonò il capo formica “Osi contraddirmi? Vuoi dire che le cicale non sono pigre, scansafatiche, delle buone a nulla?”

“Io … “ la povera formica si guardò attorno titubante, si soffermò sugli occhi della cicala, che sorrideva, di un sorriso sottile ma radioso.

“Ebbene” disse il capo formica con ancora più vigore nella sua voce “vorresti dirmi?”

“Niente” disse la formichina abbassando la testa.

“Bene, allora torna subito in fila a lavorare con le altre, e niente più soste o scambi di opinione con questi esseri sottosviluppati”

La formichina stava riprendendo il suo carico di semi per riunirsi alla fila, quando un bagliore attraversò i suoi occhi e la sua bocca si allargò in un bellissimo sorriso. Aveva deciso. Lasciò andare il suo carico di semi, si arrampicò svelta lungo il tronco dell’albero e raggiunse la cicala sul ramo. Subito il capo formica gridò:

“Fai un altro passo e sarai esiliata per sempre dal formicaio, morirai di fame e di stenti in men che non si dica”

Intanto tutte le altre formiche, che lì vicino stavano lavorando in fila, si voltarono ad osservare quella scena bizzarra. La formica si avvicinò alla cicala e l’abbracciò con calore.

“Grazie cicala”

“E di cosa?”

“Grazie per avermi aperto gli occhi sulla nostra situazione, da oggi cambierò il mio modo di vivere. Penserò a vivere e non ad accumulare cose che non mi serviranno”

“Ma ti cacceranno dal formicaio, non potrai più tornarci, come farai?”

“Non so. Troverò la mia strada e le cose forse un giorno saranno diverse per tutte le formiche”

E si abbracciarono nel caos generale. Il capo formica quel giorno dovette urlare e usare minacce per far tornare a lavorare tutte le altre formiche.

Da quel giorno formica e cicale divennero vere amiche. E quella amicizia fu l’alba di una nuova vita per tutte le formiche del formicaio. Col tempo abbandonarono una vita dedicata al lavoro e all’accumulo di oggetti, per vivere pienamente le loro vite in serenità e leggerezza.

fonte foto: pixarbay