Egregio direttore, Ci è stato segnalato che sull’ultimo numero di Macchine e Trattori (Novembre 2017) è riportato un articolo sulle bistecche che vogliono mais. Parla di una popolazione che cerca il benessere in “carne e formaggio” stanca di verdurine e riso e ha la necessità di allevare più animali, che a loro volta hanno bisogno di un prodotto importato ( il mais). Siamo d’accordo che in generale ridurre le importazioni e internalizzare la produzione è una buona politica, ma è necessario capire cosa è conveniente produrre e cosa potrebbe creare anelli di retroazione negativa e peggiorare la situazione. Le politiche economiche vanno decise rispettando la resilienza del territorio e in accordo con direttive internazionali, ossia effettuando una valutazione a monte del progetto, calcolando indicatori economici, ambientali e sociali. Non si parla nel vostro articolo degli impatti ambientali associati a tale azione, o dell’impronta ecologica. Sapete che, il riscaldamento globale dovuto all’aumento della CO2 (e altri gas effetto serra) in atmosfera è causato in gran parte dagli allevamenti di bestiame? Una grossa fetta di popolazione di quel paese che citate vive di agricoltura, se le loro terre e la loro acqua saranno destinate al mais, loro di cosa vivranno? Chi mangerà le bistecche? Solo chi potrà permetterselo, così aumenterà il gap fra i ricchi e i poveri. In conclusione, è molto difficile che ci possa essere benessere, è molto più probabile che il benessere aumenti per una piccola fascia di popolazione, con conseguente aumento della diseguaglianza, distruzione della cultura e delle tradizioni del territorio, aumento degli impatti ambientali locali e globali, aumento della infertilità del suolo per l’uso intensivo,e così nel lungo periodo la resilienza del territorio è compromessa. Sarebbe interessante conoscere la fonte scientifica del vostro articolo, probabilmente potremmo capire meglio, forse non stiamo valutando altri fattori. Per concludere, non riusciamo a capire perché a fine articolo si parla di decrescita felice. In realtà quello che si legge è nettamente in contrasto con il mainstream, con le ricerche svolte dai maggiori centri internazionali di studio sulla sostenibilità ambientale ed economica, e anche in controtendenza con la visione politica delle ultime Conferenze sui Cambiamenti Climatici (vedi COP21, COP22, COP23). Ci farebbe molto piacere avere un confronto, e per correttezza vi informiamo che con molte probabilità questa lettera sarà pubblicata. Vi ringraziamo della gentile attenzione e in attesa di un vostro gradito riscontro, vi salutiamo cordialmente.