di Patrizia Gentilini Medico oncologo ed ematologo, membro di Isde per il ilfattoquotidiano.it
Un importante disegno di legge sull’agricoltura biologica, approvato lo scorso dicembre dalla Camera e ora in procinto di essere discusso in Senato [qui il testo], ha suscitato una reazione di forte contrarietà in 213 esperti che hanno inviato un corposo testo a senatori e parlamentari in cui si chiede addirittura il suo ritiro e la sua eventuale discussione solo dopo profonde e radicali modifiche. In tale lettera, che appare davvero inusitata per il tono e gli accenti usati, si avanzano pesantissime critiche all’agricoltura biologica e soprattutto a quella biodinamica, che viene ridicolizzata in quanto pratica esoterica e antiscientifica.
Viene da chiedersi il perché di tanta acredine verso tecniche agronomiche che a livello internazionale sono riconosciute e apprezzate per il rispetto che portano all’ambiente, alla biodiversità, alla salvaguardia delle acque, alla qualità del cibo, alla salute umana, quasi che tali pratiche rappresentassero, invece che un importante passo in avanti verso la sostenibilità, un pericolo da cui difendersi.
Il modello di agricoltura industriale che con pervicacia i sottoscrittori della lettera si ostinano a promuovere è ormai un modello che la stessa Fao di recente ha riconosciuto perdente in quanto nessuna delle speranze in esso riposte è stata soddisfatta, a cominciare dalla cancellazione della fame nel mondo; per non parlare delle ricadute sociali e sulla salute pubblica derivanti dall’uso di pesticidi (costi “esternalizzati”), di cui mai si tiene conto.
A chi giova una società di persone sempre meno intellettualmente dotate? Come è possibile che fra i firmatari, che annoverano anche personalità del mondo clinico, manchi qualunque riflessione su questi aspetti e si stigmatizzi solo il maggior prezzo degli alimentibiologici, trascurando i costi occulti – ben più pesanti per i singoli e la società – che derivano dall’uso dei pesticidi in agricoltura? Questioni tutte, per chi volesse approfondire, ben sviluppate sul Rapporto 2018 di Cambia la Terra. A dispetto di quanto affermato dai 213 firmatari, il modello di agricoltura che oggi a livello internazionale è riconosciuto vincente è quello dell’agroecologia, che comprende sia il metodo biologico che biodinamico e che è adottato sempre più anche da aziende medio-grandi nel nostro Paese.
L’agroecologia rafforza il ruolo sociale dell’agricoltura, contrasta i cambiamenti climatici grazie al recupero di fertilità dei suoli e al sequestro di carbonio organico, tutela la biodiversità, la qualità delle acque e soprattutto la salute dei consumatori, delle popolazioni esposte perché residenti in aree in cui si pratica agricoltura intensiva e ovviamente anche quella degli agricoltori e delle loro famiglie. Alla lettera ha immediatamente replicato il presidente di Federbio, all’inusitato attacco alla biodinamica ha risposto Carlo Triarico e di recente su una piattaforma scientifica è presente questa risposta, da parte di esperti che si definiscono un “Gruppo di Docenti che per la Libertà della Scienza”, libertà che vediamo messa sempre più a rischio viste le ricorrenti accuse di oscurantismo e antiscientificità a chi viceversa vorrebbe solo rigore e trasparenza nel metodo scientifico.
Ci auguriamo che l’iter del disegno di legge prosegua senza intoppi e che dai decisori politici venga ascoltata la voce, fortunatamente sempre più forte, di quella parte del mondo scientifico totalmente libero da conflitti di interesse, per il bene non solo dell’agroecologia, ma del futuro del pianeta.