Alcuni artisti pugliesi hanno chiesto alla comunità nazionale dei loro colleghi di offrire un’opera per realizzare un’asta ed altre iniziative di raccolta fondi per l’acquisto di una clinica mobile da donare alla “Fondazione delle donne libere del Rojava”.
Ad oggi hanno aderito all’appello degli organizzatori oltre 100 fra pittori, scultori, fotografi, eco- designer, illustratori, disegnatori, ecc…, alcuni dei quali anche da fuori della nostra nazione.
Questa iniziativa, assieme a tante altre, in questi mesi stanno dimostrando il sostegno mondiale della società civile per quella speciale esperienza che è il confederalismo democratico.
Di questa esperienza poco sappiamo in occidente e soprattutto in Italia. Al più si ha l’idea di questo fiero popolo che dal 2012 ad oggi ha resistito e poi respinto l’ISIS, contribuendo significativamente alla sua sconfitta. Invece si tratta di un esempio di uno stare insieme con nuove regole di convivenza, di gestione dei beni comuni, di organizzazione sociale, di produzione e consumo, di gestione del potere, che rappresentano un esempio da seguire ed imitare per portare l’umanità ad uno stile di vita equo e sostenibile e che invece viene combattuto perché incompatibile col modello consumistico e predatorio dominante.
Come si legge sul sito del progetto “Il sistema politico in auge nelle regioni della Siria settentrionale e orientale è un progetto democratico unico nel suo genere che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo negli ultimi anni. Le sue radici risiedono in decenni di confronto teorico ed esperienza maturati nel PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) che dal 1978 lotta per l’autodeterminazione del popolo curdo. Il sistema di autogoverno detto delle “Autonomie democratiche”, affermatosi in Rojava dopo la ritirata del regime di Assad da diverse città in seguito alla ventata di rivolta portata dalle “primavere Arabe” e all’incombente avanzata dell’ISIS, è un sistema politico che si basa sulla teoria del “Confederalismo democratico” di Abdullah Öcalan, leader politico del movimento curdo imprigionato ingiustamente da più di vent’anni nell’isola- carcere di Imrali in Turchia. Il suo pensiero politico ha a fondamento tre pilastri: il principio della democrazia radicale,quello della liberazione delle donne dal patriarcato e il principio dell’ecologia sociale.
In questo esperimento politico acquisiscono potere le Komine (comuni in curdo), unità locali che si confederano in unità più grandi secondo necessità. Il sistema confederale si descrive come rivoluzionario e cerca di stabilire una società libera e autonoma che ripudia l’autoritarismo statale, il verticismo gerarchico della burocrazia e propone un modello di autogoverno dal basso con un regime di delega il più ridotto possibile.”
Si tratta quindi di un esperimento che ha radici molto profonde e che si è sviluppato in molti decenni, dimostrando che “un’altro mondo è possibile”. E che dà fastidio a molti proprio per la sua longevità. Ed infatti nessuno sta, di fatto, impedendo all’esercito turco di prendere il controllo di quella regione siriana.
Ed è per questo invitiamo tutti i soci ed i simpatizzanti del Movimento per la Decrescita Felice a seguire, diffondere e supportare questa iniziativa acquistando le opere messe all’asta o con le altre modalità indicate sul sito del progetto, raggiungibile al link https://www.artistsforrojava.org/, ma anche a segnalarci analoghe iniziative che possano rafforzare il sostegno “dal basso” di questo popolo e della loro voglia di autodeterminare il proprio presente e, soprattutto, il proprio futuro.