La Sardegna sarà tutta Rinnovabile?

da | 2 Set 2021

Un contributo di Remo Ronchitelli del Circolo MDF di Cagliari e membro del Gruppo Tematico Economia&Decrescita(*)

 

Sulla pagina Facebook di “EcoLobby” è stato registrato un webinar svoltosi venerdì 23 Luglio 2021.

Non riguarda solo la Sardegna, ma almeno tutta l’Italia. Merita guardarlo per meditarci sopra perché vede lo scontro tra due diverse visioni del futuro della Energia,  delle rinnovabili, sia in Sardegna che sulle scale nazionali e sovranazionali. Lo scontro non è tra la visione del Governo Italiano e gli ambientalisti. Ma è tra ambientalisti. Tra ambientalisti che vedono la soluzione in termini tecnologici (e delegano i tecnologi e i partiti a fare le scelte) e gli ambientalisti che mirano ad un controllo democratico delle scelte tecnologiche.  Questi ultimi chiedono non solo la “partecipazione” delle Comunità Locali alle scelte energetiche ma anche un loro potere “deliberativo”, esercitato attraverso i regolari organi istituzionali quali Comuni, Sindaci, Regioni e Parlamento, attraverso la costituzione di “Comunità Energetiche”, prevista (ma anche limitata) dalla legge regionale e nazionale. La complessità del problema sta nell’intreccio tra politica, economia (le Lobby finanziarie ed ecologiche) e tecnologia. Partiamo dunque dai dati della tecnologia, utilizzando come fonte un articolo del Gennaio 2020 a cura di Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari, Unione Sindacale di Base Sardegna, WWF Sardegna.

Ritorneremo in un prossimo articolo su questo Documento che parla di Comunità Energetiche e Distretti Energetici, di Green New Deal, di una visione comunitaria della produzione, di una Democrazia Energetica come un sistema a rete in cui tutti sono attori in termini di produzione e consumo.

Va subito fatta la netta distinzione tra la Potenza di generazione di Energia (in Megawatt o MW) ed la sua Produzione e Consumo Effettivo in MegawattOra o MWh). La potenza complessiva dell’Isola al 31 dicembre 2018 è di 4472 MW, di cui 2169 MW (48,5%) di origine fossile o non sostenibile sono fornite da impianti termoelettrici. Altre 2303 MW (51,5%) sono forniti da FER (Fonti da Energia Rinnovabile, soprattutto fotovoltaico ed eolico ma anche idroelettrico e biomasse). Se è vero che la “Potenza Energetica” delle rinnovabili è più  della metà della Potenza totale, non è vero che la “Produzione” di Energie Rinnovabili in Sardegna sia la metà di tutta la Produzione dell’Isola. È molto minore della metà, solo il 33,7% di tutta l’energia elettrica prodotta che è 12.210,7 GWh, a causa dell’intermittenza delle FER (Fonti da Energia Rinnovabile) con i relativi problemi di accumulo e distribuzione della energia prodotta.  Nel 2018 d’altra parte il consumo interno quindi il fabbisogno energetico della Sardegna è stato di 8424,7 GWH contro i 12210 GWh prodotti. Il 33% della produzione quindi, circa 3072 GWh, sono stati esportati sul continente via due elettrodotti sottomarini. Un terzo elettrodotto è già previsto tra la Sardegna la Sicilia e il Continente, il Thyrrenian Link. La grandezza del surplus di energia prodotto dalla Sardegna può generare il sospetto che si voglia concentrare in Sardegna la produzione di Energie FER come ben spiegato in questo articolo del GRIG, Gruppo di Intervento Giuridico (associazione ambientalista sarda): Sardegna sta per essere assoggettata alla servitù energetica fra silenzi, greenwashing e fumo negli occhi.

Questo non significa che la Sardegna abbia già raggiunto la sua Autonomia Energetica poiché deve obbligatoriamente importare le materie prime da cui attualmente ricava l’energia: petrolio, carbone, e forse anche metano. Le FER (idroelettrico, fotovoltaico, eolico, bioenergie) invece permetterebbero alla Sardegna di raggiungere una piena Autonomia Energetica, in quanto le materie prime per la produzione energetica stanno sull’Isola e sono il Sole e il Vento. Legambiente Sardegna ha commissionato due studi che confermano questa possibilità, uno del Politecnico di Milano, l’altro alla Università di Pavia. Ma in quali mani sarà il controllo sulla tecnologia di produzione FER e sulla organizzazione distributiva delle energia prodotta? Questo controllo e questa organizzazione attualmente sfuggono non solo ad ogni Istituzione amministrativa dell’Isola ma alla stessa Regione Autonoma Sardegna che in teoria avrebbe ampi margini di potere discrezionale sull’uso del Territorio, degli impianti installati sul territorio regionale, delle interdipendenze locali che riguardano Occupazione (Lavoro per gli abitanti dell’Isola), Agricoltura, Turismo, Inquinamento (anche a livello paesaggistico), Biodiversità. La richiesta di Legambiente Sardegna, vedi webinar di EcoLobby, alle società che hanno già presentato più di un centinaio di disparati progetti FER, sembra piuttosto ingenua: aprite un ufficio per ogni impianto per dare lavoro a gente dell’Isola e far sì in questo modo le popolazioni dell’Isola “si sentano coinvolte”.  Le “popolazioni” già si chiedono a chi andrà tutta quella energia prodotta col Sole, il Vento, il Suolo e il Paesaggio dell’Isola? Richiesta ancora più ingenua se si aggiunge la ripetuta lamentazione di Vincenzo Tiana del comitato scientifico di Legambiente Sardegna, che dice: “Qui è tutto un Far West. Le società che vengono a fare progetti non parlano nemmeno coi Sindaci, ottengono direttamente i permessi dal Governo nazionale a Roma”. E così è infatti. La litania prosegue con la richiesta a Governo e Ministeri (soprattutto a quello della Cultura che coordina le Soprintendenze) di fornire “Linee Guida” per realizzare una Sardegna Rinnovabile, con il 100% di Energia da FER. Ma come ottenere il “consenso” delle popolazioni? Non lo sa, lo chiede al Governo. Come attivare l’Autonomia Regionale ed il necessario Piano Energetico Regionale? Non si dice. Si pensa che il Governo Nazionale in questo frangente rispetti le decisioni dei cittadini, dei Sindaci, delle Istituzioni Regionali? Con tutta la democrazia prevista dalla Costituzione Italiana? Il decreto “Semplificazioni” del Governo lo esclude apertamente. A questo punto, drammatico, nel webinar di EcoLobby interviene Ettore Licheri, capogruppo al Senato del M5S e sardo di origine, che come soluzione invita esplicitamente al realismo “politico” basato sul “do ut des”. Ecco finalmente spuntare la “Politica”, ma è il peggiore stereotipo della politica, quella che ha allontanato i cittadini dalle istituzioni politiche. Come giustificazione Licheri sostiene che la coscienza ambientale e culturale è quella che è, citando un parlamentare della Lega che è favorevole ai bicchieri di plastica quando sono sul comodino di casa ma non quando sono sui prati di montagna. Ammettiamo che esista questo tipo di “cultura”. Sappiamo però che il livello medio del cittadino italiano è senz’altro superiore: il 70% degli italiani considera primaria la questione del Clima e dell’Ambiente. Lo stesso ministro Cingolani, parlando del G20 a Napoli dichiara: “C’è stata una maturazione culturale. Non a caso, i lavori si sono aperti con le condoglianze ai delegati di Germania e Olanda per le vittime delle alluvioni“. Sia nel caso del portavoce di Legambiente Sardegna, che implora direttive autoritarie da governo e ministeri, sia nel caso del portavoce M5S, l’azione politica proposta sembra piuttosto incerta o del tutto inesistente, a fronte di una emergenza climatica, energetica, ambientale e sociale (occupazione e lavoro) come quella discussa al G20 di Napoli. A proposito del quale lo stesso Licheri informa che: “esiste un asse riformista (a favore del Clima) tra USA e UE, contrapposto ad un asse reazionario composto da Cina, Russia e India, non disponibili a rinunciare ai loro piani di sviluppo”.  C’è un avvertimento degno di nota nell’intervento di Licheri quando dice: “il problema dell’Energia è un problema radicale di potere; se i cittadini e le loro istituzioni controllano e producono l’Energia cambia l’intero assetto economico e sociale”. Lo sostiene, nello stesso webinar, Eleonora Evi di “Europa Verde – Verdi”: “Bisogna definire degli obiettivi precisi di produzione e consumo di Energia, secondo una logica di “prosumer” (producer + consumer), decentralizzando e distribuendo al massimo la produzione ed il consumo di Energia FER”. Valorizzando le caratteristiche tecnologiche di questa forma di Energia proprio per aumentare la democrazia partecipativa e deliberativa dei cittadini. Questo si ottiene calcolando il fabbisogno energetico della Sardegna, nei suoi settori civile,  agroalimentare, turistico, di istruzione-comunicazione-trasporti-sanità. La sostenibilità di tutta l’operazione va calcolata rispondendo alla domanda: “Come, Dove e Quanta Energia verrà usata?” Perchè l’Energia è Energia, può essere usata per qualsiasi tipo di produzione, tossica o sostenibile, per la pace o per la guerra, può giovare al Welfare e alla Cura del territorio o concludersi in pura speculazione finanziaria. Non solo ma se usata per una produzione che “continua a crescere”, qualsiasi cosa si produca, non potrà certo essere “sostenibile”. Certo è prevedibile che una parte del surplus energetico della Sardegna vada ai suoi vicini, regionali, nazionali, anche sovranazionali (ad esempio la Corsica con cui è già collegata da un elettrodotto sottomarino). Ma con l’intesa che tutti ottimizzino il proprio autoconsumo, su scala regionale, nazionale e sovranazionale raggiungendo una decente Autonomia Energetica, senza dare per scontata una Crescita Infinita.  Non avrebbe senso una Sardegna che produce Energia FER per tutta l’Italia o che la esporti su scala internazionale, come i mercati globali chiederebbero. Si devono difendere suolo, agricoltura, paesaggio, turismo, servizi e lavoro per la popolazione autoctona. Attualmente la Sardegna importa lo 80% del suo fabbisogno alimentare. Per la Sardegna quindi va messa in agenda una forte Autonomia Alimentare, che dovrebbe essere la base portante, assieme al Paesaggio ed alla Cultura, del rilancio di un Turismo totalmente eco-sostenibile su cui tutti ormai sono d’accordo. Questo implica che non può essere coperto suolo destinato alla Agricoltura e Allevamento, che non può essere violato il Paesaggio destinato a richiamare il Turismo, prima attività economica dell’Isola. Per realizzare questi processi economici e culturali serve una governance politica strutturata sull’ampia partecipazione degli attori coinvolti attraverso le loro istituzioni locali, come già avviene in molte regioni, dal Trentino / Alto Adige, alla Toscana, alla Val d’Aosta. Per concludere, proponiamo questa risposta alla domanda “Come, Dove e Quanta Energia verrà usata?”: attraverso un piano di Rinascita della Sardegna basato su Autonomia Energetica, Autonomia Agroalimentare, Autonomia Economica e Autonomia Politica.

(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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