Un contributo di Bernardo Severgnini, socio del Circolo di Lucca e Membro del Gruppo Economia&Decrescita
Come scrive il Washington Post, in Italia è in corso un esperimento sociale che presto, in caso di successo, verrà diffuso altrove. Per cui c’è da aspettarsi che il modello che si sta realizzando in Italia (e anche in Israele) rappresenterà per l’Occidente la nuova frontiera, forse l’ultima possibile, di questa ideologia chiamata liberismo. Questa è la missione di Draghi, il motivo per cui è stato calato nella politica italiana e presentato con le stigmate dell’eroe. Ma il suo è uno sporco lavoro, un tentativo di mantenere in piedi, con metodi spicci, un impero che sta crollando. Un’ultima disperata crociata del liberismo agonizzante.
Mario Draghi è il liberismo fatto persona. Di più: è il liberismo fatto verbo. Fatto religione. Lo ha dimostrato in tutta la sua vita e nel suo incarico di capo del governo non sta facendo altro che applicare, contro il virus come nelle questioni economiche, politiche e giuridiche, i principi della sua ideologia.
Perché il liberismo è un’ideologia, ovviamente.
C’è una diffusa narrazione che lo racconta come il superamento delle ideologie, un sistema in cui abbiamo finalmente abbandonato politiche che non sono più in grado di governare la vita moderna in continua evoluzione. Nell’epoca dell’internet delle cose, in cui gli algoritmi ti preparano pure il caffè e c’è chi progetta di colonizzare Marte, il progresso delle “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità procede così rapidamente che non c’è posto per le ideologie, bisogna liberarsi da queste catene che rallentano il cambiamento. Ci vuole qualcosa di più dinamico, di più snello, un sistema più “resiliente” come si dice oggi. Non abbiamo tempo da perdere noi con queste vecchie ideologie, qua c’è da fare business e le chiacchiere stanno a zero!
Questa è l’immagine glamour del liberismo che viene offerta dalla retorica dominante, talmente persuasiva che le poche voci dissonanti vengono tendenzialmente trattate come inutili e noiosi contrattempi. Ma anche il liberismo non è altro che un’ideologia, come le altre, con le sue regole ben precise, i suoi dogmi, i suoi precetti e le sue liturgie. E Draghi ne è uno dei più autorevoli sacerdoti. C’è chi sbrigativamente lo liquida come un “servo delle multinazionali” o un opportunista che costruisce la propria carriera tutelando i “poteri forti”. Non è (solo) così. Draghi è un convinto e tenace difensore del sistema capitalistico, del mercato, dell’ideologia liberista. E’ difensore a oltranza del sistema e della sua esportazione e, poiché per lui non solo è il migliore ma l’unico, pensa fideisticamente che proprio quel sistema saprà trovare, con lo sviluppo di adeguate tecnologie, la mitigazione ai gravi problemi ambientali e sociali.
Il principio del liberismo vuole che il mercato privato governi tutti i fenomeni sociali,
e che lo Stato abbia essenzialmente il compito di “garante” del sistema. Ecco perché, ad esempio, il Governo Draghi ha disposto per legge che d’ora in poi i Comuni, se vogliono gestire direttamente l’erogazione di servizi alla popolazione, dovranno “giustificare” la scelta di non rivolgersi ai privati… Anche la gestione della pandemia segue lo stesso principio: le scelte draconiane prese da questo Governo, le più stringenti dell’intero Occidente, sono volte ad allestire le migliori condizioni per la prosperità del sistema bancario e imprenditoriale privato. Questo è il principale obiettivo, e non è un mistero.
Draghi stesso, nella conferenza stampa di presentazione del “super green pass”, ha candidamente dichiarato che questa stretta servirà a evitare le chiusure, in modo da non vanificare il grande risultato del +6% del PIL ottenuto quest’anno e far sì che questo Natale sia un trionfo dei consumi, come ai vecchi tempi. Pochi cenni alla sanità in sé, che teoricamente dovrebbe essere il tema principale. La sanità è ormai un aspetto secondario, che va gestito più che altro in funzione di quello primario. Dobbiamo vaccinarci per l’economia, più che per la salute. Troppe morti porterebbero a nuove chiusure, e questo sarebbe un problema per l’economia. Il Governo sembra dire: “Italiani, non fateci lo scherzo di morire di covid che poi ci tocca fare il lockdown!”
E’ evidente che le morti siano un problema, un enorme problema, è perfino retorico precisarlo.
Ma se l’obiettivo primario fosse realmente quello di salvare vite, verrebbe messa in campo una lunga serie di altre misure, oltre al vaccino. Misure altrettanto se non più efficaci, ma che evidentemente non rappresentano un business appetibile e pertanto vengono ignorate, come ad esempio diminuire le classi pollaio, o potenziare i trasporti pubblici, o implementare la medicina territoriale, o aumentare i posti letto negli ospedali. Tutti fattori che hanno una grande incidenza nel contenimento della pandemia e dei suoi danni, ma evidentemente sono poco remunerativi.
Al contrario, la logica del mercato fa sì che a livello globale la pandemia sia gestita in modo pressochè esclusivo dalle grandi corporazioni farmaceutiche, che antepongono le proprie esigenze all’interesse collettivo. Tutte le strategie allestite a livello globale per affrontare questa pandemia muovono da logiche commerciali e hanno come obiettivo primario il profitto.
Un principio elementare del commercio è quello di orientarsi verso i mercati più ricchi, mercati i cui clienti abbiano più possibilità di acquistare i prodotti a prezzi alti.
In questo contesto si inquadra la vicenda della variante “omicron”, che ha svelato la situazione critica nel sud del mondo. Ebbene, gli USA e l’Unione Europea (soprattutto attraverso l’azione di Germania, Francia e Italia) si continuano ad opporre alle richieste di sospensione dei brevetti sui vaccini per i prossimi tre anni, che più di 100 paesi hanno avanzato. Piuttosto che garantire dosi a prezzi calmierati (o gratuite) ai paesi poveri, la governance liberista globale lascia i brevetti nelle mani di Big Pharma in modo che continui a spremere il più possibile i paesi ricchi, che garantiscono introiti sicuri, sottoponendone piuttosto la popolazione a terze, quarte dosi, vaccinazione dei bambini e obblighi surrettizi per chi ancora rifiuta.
Queste scelte tradiscono le finalità commerciali dell’operazione, che i governi degli stati sono chiamati ad assecondare anche con metodi autoritari, se è il caso. Questa è l’ultima crociata del liberismo: utilizzare i governi nazionali (e comunitari) per comprimere le democrazie a vantaggio del business. Per carità, il controllo dei governi è una tecnica che le grandi multinazionali usano da sempre, ma mentre in passato si agiva nel solco dei meccanismi della democrazia rappresentativa, oggi il metodo democratico non basta più. La pandemia è stata l’occasione per segnalare al mondo che adesso è giunto il momento di passare alle maniere forti.
Lo stato di diritto oggi, quando è d’intralcio alle prospettive del grande capitale globale, è qualcosa di cui sbarazzarsi senza troppi complimenti.
Paradossalmente, la difesa delle libertà e dei diritti individuali, che dalla rivoluzione francese in poi ha rappresentato un dogma imprescindibile per l’affermazione della dottrina liberista, oggi può essere allegramente sacrificata. Il capitale ha bisogno di altro. Attenzione, non si tratta qui di difendere l’individualismo (siamo tutti consapevoli del valore della convivialità, non soltanto per migliorare la qualità dei rapporti sociali, ma anche per ottimizzare l’impatto ambientale), ma è curioso che proprio i turbo-liberisti, che hanno fatto dell’individualismo una bandiera, oggi siano i primi a comprimere i diritti dell’individuo. Paesi a più antica tradizione “liberale”, come gli USA o il Regno Unito, conservano nel proprio DNA una tale considerazione per i diritti dell’individuo che non hanno (ancora) osato proporre restrizioni “all’italiana”, per non urtare la sensibilità dei propri cittadini. Ma noi in Italia non corriamo questo pericolo, non abbiamo questa sensibilità, e Draghi lo sa. Noi non ci siamo mai fatti troppi problemi a offrire la nostra libertà individuale a un “uomo forte” che ne disponesse paternalisticamente a suo piacimento. Niente di più adatto alla sperimentazione di questo nuovo modello autoritario, nel quale il liberismo per salvare se stesso è costretto a servirsi delle tecniche manipolatorie e coercitive dei regimi totalitari che nel 900 aveva tanto combattuto.
Ma questa scelta non deve essere interpretata come un disconoscimento della dottrina liberista. Al contrario ne rappresenta un’evoluzione, una nuova necessaria missione, una nuova crociata, forse l’ultima: per restare fedele ai suoi dogmi, per sopravvivere alle sue stesse contraddizioni, oggi questo sistema ha sempre più bisogno di forzare la mano, di imporsi con la violenza.
Nell’epoca del liberismo agonizzante, lo stato di diritto e lo stato sociale devono essere sempre più distorti, sempre più piegati alle esigenze del business. I soldi pubblici non devono essere utilizzati per garantire servizi alle persone, ma devono ingrassare le aziende. Ecco allora che, per fronteggiare la pandemia, si spendono miliardi per vaccini da case farmaceutiche private. La strategia dev’essere solo quella del vaccino, e nient’altro. Tutto dev’essere occasione di business per qualcuno. E dovrà esserlo da qui all’eternità (in Israele stanno già preparando la quarta dose, per dire…). Piuttosto che investire in servizi pubblici strutturali, si preferisce spendere altri soldi per iniettare sempre più vaccini, coartando se necessario la popolazione.
L’adesione al nuovo corso dev’essere totale e assoluta, e senza discussioni. Dev’essere una religione.
Siamo ormai retrocessi ad un livello ancora più antico di autoritarismo: quello fideistico della Chiesa medievale. La verità svelata, il bene contro il male, altruismo contro egoismo, la dinamica peccato-pentimento-perdono-redenzione applicata ai renitenti al vaccino, l’accezione “eucaristica” del sacro siero, e via proseguendo sulla strada del nuovo vangelo sanitario, quello rivelato dalle multinazionali farmaceutiche.
Insomma, si sta facendo ricorso a tutto il repertorio di esperienze autoritarie che la storia ha tramandato e lo si sta applicando al presente per preservare, gattopardescamente, l’ordine economico globale. Alcune categorie di lavoratori italiani, come gli insegnanti o i militari, stanno già assaggiando le meraviglie del nuovo corso, e presto toccherà al resto della popolazione. Probabilmente il Covid è solo la prima applicazione di un il metodo che potrà essere poi esteso alla gestione di altre emergenze, prima fra tutte quella ambientale.
Foto di Engin Akyurt da Pixabay