Di Stefano Musaico.
A un anno dall’apertura dei Giochi di Milano-Cortina 2026, MDF aderisce all’appello per una mobilitazione nazionale e diffusa “La montagna non si arrende” che attraverserà l’intero arco alpino e la dorsale appenninica domenica 9 febbraio 2025.
In un momento in cui molte zone d’Italia sono colpite da disastri ambientali, con infrastrutture idriche compromesse ed opere di mitigazione insufficienti a far fronte ai sempre più violenti (e frequenti) eventi climatici estremi, le ingenti risorse economiche destinate ai Giochi Olimpici e a nuovi impianti legati all’industria dello sci sulle Alpi e sugli Appennini, appaiono come sprechi ingiustificabili di fronte all’urgenza di interventi di tutela, manutenzione e riqualificazione ecologica dei territori.
In particolare segnaliamo fra le tante mobilitazioni, la manifestazione che stiamo promuovendo sul Bondone, in Trentino, con altre associazioni locali.
Anche in Trentino, infatti, sono tanti i progetti in corso di realizzazione che dimostrano da parte delle amministrazioni pubbliche una totale assenza di lungimiranza e di rispetto per i limiti imposti dalla natura: dai nuovi bacini artificiali previsti a Folgaria e in Val San Nicolò, alla nuova pista sul Cermis; dal nuovo après-ski nella piana di Nambino, alla devastante ciclovia del Garda.
In Bondone in particolare vogliamo continuare a contrastare il progetto di costruzione di un bacino artificiale alle Viote. Un’opera, utile solo alla produzione di neve programmata, che, oltre ad impattare enormemente il fragile ambiente montano, non dà nessuna garanzia al comprensorio sciistico di un futuro roseo. I costi di produzione della neve sono infatti in costante crescita con l’aumentare delle temperature (oggi richiedono fino a 80mila euro e quasi mezzo milione di litri di acqua per ogni km di pista). Inoltre, con le temperature sempre più alte, fra pochi anni sarà semplicemente impossibile produrre neve e mantenere sicure le piste.
Con questa manifestazione vogliamo unire le voci dei cittadini di tante località montane, anche fuori Trentino, che sempre più si trovano a fronteggiare un conflitto esasperante tra lo sfruttamento intensivo della montagna e la necessità di salvaguardare la natura e garantire il benessere delle comunità locali.
La monocoltura turistica sottrae risorse economiche pubbliche a beneficio di pochi, a scapito di modelli plurali e alternativi di contrasto allo spopolamento delle terre interne e di convivenza armonica in territori montani fragili e unici.
La montagna non è un parco giochi da sfruttare fino all’ultimo respiro. È un ecosistema fragile, la nostra principale riserva d’acqua, un patrimonio di biodiversità e di cultura insostituibile.
Il turismo è un settore importante per il Trentino e per altre regioni montane ma è fondamentale gestire il suo considerevole impatto sull’ambiente e sulle comunità locali ponendo anche dei limiti alle presenze turistiche. Uno studio internazionale sottolinea che in termini di risorse naturali, i turisti consumano di più rispetto ai residenti. Ad esempio, i dati statistici a livello globale dimostrano che un turista consuma tra le tre e le quattro volte più acqua rispetto a un residente; analoghe considerazioni valgono per il consumo di elettricità; la produzione di rifiuti, inoltre, si attesta a due volte rispetto a quanto prodotto da un residente.
Non c’è più tempo per rimandare. Le scelte che facciamo oggi sulle terre alte – ogni nuova cava, ogni nuovo impianto, ogni colata di cemento, ogni bacino artificiale – peseranno per centinaia di anni sul futuro dei territori e delle comunità. Il ghiaccio che si scioglie oggi non
tornerà domani. Il suolo che cementifichiamo oggi resterà ferito per secoli.
L’appuntamento è per domenica 9 febbraio alle 10:00 al parcheggio delle Viote per passeggiare insieme verso la piazza di Vason.
Scopri maggiori informazioni sulla mobilitazione nazionale e cerca l’evento più vicino sul sito della mobilitazione.
La montagna non si arrende. E noi con lei.
Leggi il nostro approfondimento sulle montagne oltre il turismo