MA L’ESERCITO CI SERVE DAVVERO?

da | 13 Apr 2025

Image by RDcorp from Pixabay. Un articolo di Bernardo Severgnini

Sul riarmo non si capisce bene cosa abbiano in mente di fare i partiti italiani. Chi si dice d’accordo con la biondina di Bruxelles ad armare i singoli stati per 800 miliardi in 5 anni, chi dice no al riarmo ma sì alla difesa comune (cioè al riarmo), chi vuole prima creare un esercito europeo, e come antipasto propone l’erasmus militare per i giovani, chi dice che prima va fatta l’unità politica e poi la difesa comune eccetera. Sta di fatto che tutti comunque sono d’accordo che ci sia bisogno di un sistema di difesa e che questo vada allestito con grossi investimenti, perché non si può stare scoperti, specialmente adesso che zio Donald ci toglie, dicono, il suo ombrello e che zio Vlad minaccia, dicono, di abbeverare i suoi cavalli alla fontana di Trevi.

Allora io mi chiedo: è proprio così necessario armarsi? E’ proprio indispensabile avere un esercito? Se lo sono chiesti da molto tempo tanti pacifisti idealisti, ma io vorrei mettere da parte l’idealismo e restare su un piano concreto. Nel mondo del ventunesimo secolo, cosa potrebbe succedere a una nazione come l’Italia se non avesse un esercito?

Facile, risponderete voi: verrebbe subito invasa da qualche fanatico imperialista. Specialmente con i personaggetti poco raccomandabili che governano il mondo in questo momento: Trump, Putin, Netanyahu, Erdogan, persino il tagliagole Jolani, per non farci mancare nulla, per non parlare delle squilibrate che stanno a Bruxelles. In effetti c’è poco da stare tranquilli in questo momento. 

Eppure mi sembra una risposta troppo facile. Troppo banale. Siamo sicuri che questi personaggi, o chi per loro, davvero invaderebbero l’Italia, nel caso in cui l’Italia uscisse dalla NATO e rinunciasse ai propri sistemi di difesa?

Io non ne sono così sicuro, anzi penso che questo non succederebbe. E sono così convinto di questo che sono pronto a correre il rischio: se venisse indetto un referendum per chiedere agli italiani di esprimersi sul disarmo totale del paese, non esiterei un secondo a votare sì.

Immaginiamo lo scenario: domani l’Italia annuncia al mondo che ha distrutto tutti i suoi sistemi militari, abbandona la NATO e chiede ufficialmente all’esercito americano di levarsi di torno una volta per tutte dal nostro territorio. Poniamo che zio Donald accetti (sotto sotto penso che non gli dispiacerebbe). Dall’oggi al domani l’Italia sarebbe completamente sguarnita, e direbbe al mondo: “signori, noi italiani abbiamo deciso di vivere senza armi, dunque non attaccheremo nessuno, non difenderemo nessuno con le armi, non ci metteremo più in mezzo in nessun conflitto armato (visto che ripudiamo la guerra) e ci aspettiamo di non essere attaccati da nessuno. Anzi, invitiamo tutti i paesi del mondo a fare come noi”. Cosa succederebbe?

Davvero possiamo pensare, che so, che Macron si annetterebbe il Piemonte, Merz il Trentino, che l’esercito russo invaderebbe il Friuli, quello croato l’Abruzzo, quello turco la Puglia, che la Sicilia verrebbe occupata dagli inglesi e che i tagliagole assalterebbero il Vaticano (che peraltro non fa parte dell’Italia)? Io sinceramente penso di no. Al contrario, penso che, dopo una tale presa di posizione dell’Italia, nessuno si potrebbe permettere di essere così vigliacco da approfittarsene. Come potrebbero giustificare una simile vigliaccata di fronte al mondo, di fronte al proprio stesso popolo? Con quali epiteti penserebbero di passare alla storia, se facessero un’azione del genere? Chi sarebbe così svergognato da fare la prima mossa?

Ma se anche qualche leader politico senza dignità dovesse davvero occupare l’Italia o una parte di essa, verrebbe subito isolato dalla diplomazia internazionale, sanzionato sul piano economico e demolito nella propria reputazione, quindi l’operazione alla fin fine non sarebbe molto vantaggiosa per lui. Aggiungiamoci che non è facile per nessuno governare un territorio straniero, se il popolo di quel territorio non collabora. A maggior ragione se il popolo in questione è il popolo italiano (come disse quel tale, governare gli italiani non è impossibile: è inutile).

In ogni caso, pur ammettendo tutto quanto sopra, per noi popolo italiano la prospettiva non sarebbe così tragica. Innanzitutto l’occupazione avverrebbe senza spargimento di sangue, perchè non avremmo un esercito da mandare a farsi massacrare al fronte. Le nostre città non verrebbero bombardate perchè non ci sarebbe bisogno di farlo, e gli occupanti non avrebbero alcun interesse a distruggere le nostre strutture produttive, ma semmai avrebbero interesse a conservarle per potersene giovare. Le nostre aziende funzionano, nonostante il governo faccia di tutto per farle fallire, i nostri territori sono attrattivi, il nostro è un paese che genera “utili”. Chiunque avrebbe interesse a conservarlo, e semmai a migliorarlo… E vista la classe dirigente che ci ritroviamo, sarebbe difficile trovarne una peggiore… Quindi, in qualsiasi caso, noi cascheremmo in piedi. 

Le uniche cose che non avremmo più sarebbero la retorica stantìa della patria, del tricolore, le piazze Garibaldi, le vie Cavour, le frecce tricolori, gli anestetici discorsi di capodanno di Mattarella e le caserme dei carabinieri. E semmai la nazionale di calcio, ma tanto ormai non andiamo neanche più ai mondiali. Insomma, sarebbe uno scenario quasi auspicabile. 

Ma il fatto è che questo scenario molto probabilmente non si verificherebbe. Nessuna forza straniera ci invaderebbe. Più probabilmente, al contrario, questa iniziativa verrebbe presa ad esempio da altri paesi e farebbe imboccare al mondo strada del disarmo generale. 

Come è sempre accaduto, noi italiani siamo l’avangardia del mondo, lo siamo stati in campo scientifico, artistico, e anche in campo politico: il fascismo l’abbiamo inventato noi, ad esempio, come pure la mafia, due prodotti made in Italy che poi hanno spopolato nel mondo. Solo che stavolta avremmo il merito di aver tracciato una strada virtuosa.

Ma questo purtroppo non accadrà. L’Europa correrà al riarmo, secondo i diktat dei propri superiori, e l’Italia farà la sua parte. E lo farà non certo per un calcolo di prudenza (anche perchè non esiste una minaccia reale). Lo farà per esigenze legate a due fattori: il potere economico e il controllo sociale. 

Innanzitutto, se rinunciassimo alla macchina della guerra avremmo, solo in Italia, centinaia di migliaia di disoccupati in più: tra militari, paramilitari, dipendenti del Ministero della Difesa, lavoratori del comparto industriale bellico e quant’altro, forse parleremmo di milioni di disoccupati. Questo, in realtà, è il motivo principale della corsa al riarmo: cercare di tenere in piedi l’assurdo e moribondo sistema economico in cui viviamo. 

In realtà non esiste alcuna minaccia alla sicurezza dell’Unione Europea, esiste piuttosto una grave crisi industriale (soprattutto tedesca), alla quale si cerca di porre rimedio con la solita vecchia ricetta del rilancio dell’industria bellica. Siccome l’automotive è in crisi, per sostenere l’occupazione e rilanciare il PIL il sistema economico europeo ha pensato bene di produrre nuove armi, così non ci si dovrà nemmeno preoccupare di venderle alla gente, visto che le acquisterà direttamente lo Stato.

Questa ricetta ci spiattella in faccia in modo chiaro, che più chiaro non si può, l’assurdità del sistema della crescita, che ha bisogno, per potersi mantenere, di produrre merci sempre più inutili e dannose. Cosa c’è di più dannoso delle armi? Non sarebbe più intelligente usare i soldi pubblici per migliorare il servizio sanitario, l’istruzione, il sistema previdenziale, il trasporto pubblico, la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico eccetera? Ce ne sarebbero a bizzeffe di cose da fare per migliorare il benessere della collettività. Eppure, i politici preferiscono drenare i soldi dei contribuenti per trasferirli nelle tasche dei grandi gruppi industriali e finanziari che li sostengono. Per questo hanno bisogno di creare artificialmente sempre nuove emergenze, in modo da poter scavalcare le procedure democratiche. 

E qui veniamo al secondo punto: il controllo sociale. Le forze politiche ci hanno abituati un clima di perenne terrore attraverso la propaganda dei loro media corrotti, e questo terrore serve a far accettare alla popolazione le decisioni sepre più autoritarie che vengono prese sopra la nostra testa e senza interpellarci. Tra l’altro, i media che senza un minimo di vergogna si incaricano di diffondere questo terrore, spesso appartengono alle stesse holding che controllano anche l’industria bellica (ogni riferimento alla famiglia Elkann è puramente voluto), e così il cerchio si chiude: potere finanziario, industriale, politico e mediatico danzano insieme in un ballo della morte che serve a sottomettere i popoli a processi di accentramento del capitale.

Ma per quanto i giornaloni si affannino a farci pensare come vogliono i loro capi, la realtà è che il riarmo non è mai giustificabile. Non è mai una garanzia di sicurezza, anzi semmai è garanzia del contrario: clima di terrore, ostilità reciproca tra le nazioni, diffidenza, paura, tutti ingredienti utili a farle scoppiare, le guerre. I popoli dovranno avere l’intelligenza di riconoscere l’inganno, la forza di liberarsi dalla sottomissione, e il coraggio di costruire un mondo senza armi.

“Sii realista, chiedi l’impossibile”. A. Camus