Destra e Sinistra. Davvero ha ancora senso parlarne? Oppure è una distinzione del tutto funzionale al Sistema, alla monocultura dominante?
Due secoli di industrializzazione pesante, quarant’anni di guerra fredda tra blocchi politici-economici contrapposti e quasi trent’anni di globalizzazione sfrenata dovrebbero averci insegnato qualcosa.
In un mondo post-industriale e post-moderno, dove l’operaio e l’ingegnere hanno la stessa paga e sono entrambi schiavi di un sistema ben più grande di loro, un sistema che non ha volto, non ha nazionalità e ancora peggio non ha appartenenza politica; in un mondo in cui il superfluo è diventato indispensabile e l’eccesso non è mai abbastanza, dove tutto cambia tranne ciò che davvero conta, dove la tecnologia fa passi da gigante e realizza l’impossibile ma peggiorano le condizioni di vita generali delle persone, dove la crescita economica è osannata come una divinità che appare solo quando vuole lei; in un mondo sempre più complesso, in cui si cerca di gestire la complessità sezionando, dividendo, separando, cercando di dominare su tutto e tutti, pretendendo la conoscenza e il controllo di tutto e di tutti: quali sono le vedute culturali, i progetti politici, o più semplicemente le idee?
Se ci pensiamo bene l’unica differenza sostanziale esistente oggi tra Destra e Sinistra è la differenza di sterile e banale retorica nei riguardi di temi come l’immigrazione e l’integrazione culturale, o quelle dell’omosessualità e delle discriminazioni di genere. A Destra si odiano immigrati e omosessuali, si inneggia alla famiglia e ai valori di un tempo, dall’altra si amano immigrati e omosessuali, si inneggia alla libertà assoluta di ogni individuo, alla parità (o identità) tra i sessi.
Si tratta comunque sempre di argomentazioni senza alcuna sostanza, si tratta da un lato di propaganda dura e pura, e pure cruda, e dall’altro di propaganda mielosa, buonista e ipocrita. Tutto allo scopo di mantenere una risibile differenza di facciata tra due correnti “culturali” e politiche che di fatto sono, oggi come mai, le due facce della stessa medaglia: la monocultura.
Che andasse a finire in questo modo era evidente. Doveva esserlo anche diversi decenni fa. C’è qualcuno che effettivamente lo aveva capito in tempi non sospetti (Tolstoj). Destra e Sinistra sono nate con l’industrializzazione, con l’era della crescita infinita, e finiranno con essa. Una dalla parte del capitale, l’altra del lavoratore, le due funzioni della produzione: poiché, fin dall’inizio, nessuno ha mai considerato gli ecosistemi degni di nota. Di fatto però sono sempre stati d’accordo sull’espansione incontrastata dell’economia industriale, della distruzione degli ecosistemi del pianeta, sul paradigma progressista, sull’assoluta cieca fede nella scienza e nella tecnologia, su una cultura ego-centrica, ancora prima che economico-centrica. È stato nell’equilibrio tra queste due forze che il mondo degli ultimi due secoli si è evoluto e si è trasformato a ferro e fuoco prima e a ferro e petrolio poi. Fino a giungere a una netta prevalenza dell’una sull’altra, sull’inglobamento e l’omologazione culturale che ha portato alla deriva economico-politica degli ultimi trent’anni.
Un’unica grande cultura del progresso sta dominando univocamente tutto il globo, senza regole, senza limiti, senza freni. Persino i singoli stati-nazione non hanno più alcuna rilevanza. Tutto è superiore, tutto è interconnesso in una rete fitta controllata da un pugno di multinazionali. Un mondo dominato da un’economia basata sul profitto, spesso un profitto a cui, nella realtà, non corrisponde niente. Un’economia di distruzione planetaria in cambio di sempre meno vantaggi tangibili e sempre più disagi, che se pur invisibili nella maggior parte dei casi, si faranno sempre più gravi.
In questo scenario, è ovvio che la Sinistra usi la retorica legata all’immigrazione e alle questioni di genere per emergere, per distinguersi, per giustificare la sua esistenza, e al contempo la Destra usi gli stessi temi con argomentazioni opposte per favorire questa dicotomia apparente e impelagare la gente con dibattiti inconcludenti e non sostanziali. Di fatto, il loro programma in termini di politiche economiche e sociali è per lo più identico, semplicemente si tratta di seguire l’evoluzione del Sistema.
In questo scenario, è ovvio che l’alternativa non è tra Destra o Sinistra, fazioni di un vecchio sistema oramai superate, ma tra chi ha ancora fede in questo Sistema, nel sistema basato sulla crescita economica, e chi invece ha perso questa fede o non ce l’ha mai avuta ed è in cerca di un modello culturale nuovo, aperto e non unidirezionale, in cui non esistono certezze, come quella del progresso eterno, ma infinite possibilità.
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