L’alba oltre la finestra

da | 31 Dic 2016

C’è una finestra nella vita di tutti che è aperta sul mondo. È ampia, dai vetri tersissimi e con lunghe tende bianche mosse costantemente dal vento. È il sole quello che vi si vede attraverso, uno splendido, caldo, sole invernale, di quelli che si riverberano sulla neve scintillando.

Solo portando la mano agli occhi, riusciamo a scorgere una sfumatura di verde che non ci è più familiare: un verde brillante che ricorda prati antichi e mai violati, il verde intenso di una natura benigna e sgargiante in ogni sua manifestazione. E su quei prati bambini…bambini tra orti piccoli e ordinati, curati nel dettaglio, dove gli adulti ricostruiscono un amore spezzato dall’avidità. Bambini tra foreste altissime e mai ferite dalla stupidità dove uomini e donne semplici, dall’aspetto ancestrale, ancora vivono felici di niente. E bambini sulle rive di fiumi tranquilli, dalle acque limpide come il cielo che riflettono, dove i sassi aspettano la storia per poterla insegnare a chi li ascolterà.

Oltre quella finestra c’è un mondo, nuovo e dimenticato al tempo stesso. È il mondo che ogni anno speriamo di vedere e costruire, il desiderio della mezzanotte, l’incanto che crediamo appartenga alle nuvole. E invece, quel mondo non è una proiezione: è già realtà. Credete che immaginare sia un’attività che appartenga ai sogni? Credete che il futuro sia materia da banchi di scuola? Che avere i piedi per terra significhi sprofondarceli fino a rimanere immobili e diventare apatici? No…immaginare è, al contrario, il verbo che solo al futuro può essere coniugato e la terra è ciò che ci sorregge, non ciò che ci ancora alle nostre vuote abitudini intellettuali.

Ciò che la vostra finestra vi mostra non è un esercizio di fantasia: è ciò per cui lavorare ogni giorno. Nel momento stesso in cui credete di poter volare, vi librate già leggeri nell’aria e quel mondo che pensavate avesse forma solo nella vostra mente, diventa all’improvviso argilla morbida tra le vostre mani. L’unico ingrediente che vi è richiesto è un po’ di coraggio. Coraggio di capire che il viaggio comincia con il movimento lento e cadenzato dei propri piedi, senza aspettare folle oceaniche al nostro fianco.

Dicono che il coraggio sia la capacità di controllare la paura. È vero, ma solo in parte. Il coraggio è il desiderio intensissimo di far deflagrare il cuore: è, a conti fatti, il lavoro incessante che si fa per vedere oltre il pallore di una società ormai esangue. È l’impegno quotidiano necessario a mettere su mattoni di case che ci somiglino e che ci lascino abbastanza spazio per respirare liberi. È la forza di sapere che tutto dipende da noi. E non è facile saperlo. Ma si impara.

Perciò, questa mezzanotte ormai incombente non trascorretela sperando. Pensate all’alba che vedreste dalla vostra finestra e a cosa potreste fare per renderla ancora più sfolgorante. Immaginate il vostro futuro come un piccolo orto dove gli adulti coltivano sé stessi e il mondo, mentre tanti bambini aspettano solo di coglierne i frutti senza doversi fare carico di rimediare agli errori dei loro padri. Guardate alla terra soltanto come all’eterna possibilità di rigenerarvi e a qualunque latitudine, ogni giorno, saprete che il vostro viaggio immaginario ha un’incredibile caratteristica: può essere percorso solo da persone un pizzico coraggiose e molto, molto reali.

Miriam Corongiu

Fonte foto in evidenza: www.carlosdmeda.com