“Per attenuare i principali fattori della crisi climatica e ambientale è indispensabile sviluppare innovazioni tecnologiche che aumentino l’efficienza nell’uso delle risorse, riducano l’impatto ambientale dei processi produttivi e consentano di riciclare e riutilizzare i materiali contenuti negli oggetti dismessi. Si tratta di tecnologie che, riducendo gli sprechi, consentano di ridurre anche i costi, liberando del denaro utilizzabile per effettuare gli investimenti necessari a installarle, senza contributi di denaro pubblico” afferma Maurizio Pallante, fondatore del Movimento della Decrescita Felice, tra gli ideatori del convegno Nuove tecnologie e decrescita che si è svolto sabato 12 maggio presso l’Università Antonianum di Roma.
L’incontro, organizzato dall’Università Antonianum dei francescani, l’Associazione Rete italiana Life Cycle assessment, il Movimento per la Decrescita Felice e la Fondazione Bioarchitettura ha voluto essere momento di condivisione e confronto tra realtà impegnate a sviluppare tecnologiche strategiche per la risoluzione della crisi climatica, ambientale e sociale in corso.
“E’ fondamentale creare collegamenti tra le aziende e i professionisti che operano con queste modalità – ha sottolineato Pallante – aziende, operatori del settore, economisti, ambientalisti, professori… tutti dovrebbero dare il proprio contributo per implementare lo sviluppo di innovazioni tecnologiche decisive al fine di incentivare una nuova fase espansiva dell’economia, riducendo al contempo i debiti pubblici, le diseguaglianze, gli sprechi e la nostra impronta ecologica”.
A introdurre i lavori è Martín Carbajo Núñez, dell’OFM che ha sottolineato come la serietà dell’attuale crisi socio-ambientale richieda la più ampia collaborazione a tutti i livelli: culturale, religioso, ecumenico, etico:
Abbiamo bisogno di assumere una nuova “cittadinanza ecologica”, con stili di vita più sobri e modi più sostenibili di capire l’economia e il progresso. La scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe”. Il cambiamento di mentalità dovrebbe iniziare nella famiglia e continuare nella scuola, nella catechesi e negli altri ambiti educativi… In questo percorso, il discorso logico e razionale da solo non basta: al fine di alimentare una passione per la cura del mondo abbiamo bisogno di moventi interiori e di “una mistica che ci animi”, perché se il cuore non cambia, lo sforzo volontaristico dura poco.
Ne è convinta anche Margarita Pabon che con l’Economia del bene comune ha spiegato come e perché, anche nell’economia, non si possa più prescindere dalla sostenibilità ecologica ma anche dalla dignità umana, dalla solidarietà e dalla giustizia.
Nonostante l’attuale drammatico scenario, si stanno generando in tutto il mondo esperienze di resistenza e resilienza, basate su modelli diversi di produzione, distribuzione, scambio, uso delle risorse finanziarie e consumo. Questi modelli non solo ripensano il concetto di economia ma rimodellano anche i legami sociali ad essa conseguenti, incentivando nuove forme di comunità e di collaborazione fra individui, basate sulla la fiducia reciproca, sulla dignità e sul rispetto degli individui.
A seguire il Prof. Maurizio Cellura, Università di Palermo, Presidente Associazione Rete Italiana LCA ha mostrato come la metodologia dell’analisi del ciclo di vita a supporto dell’eco-design sia fondamentale per abbattere lo spreco di risorse, nonché l’impatto ambientale e temporale di qualsiasi produzione.
In fase di progettazione ogni scelta che facciamo influenza la sostenibilità del prodotto finale con conseguenze di vasta portata – nel tempo e nello spazio – di cui spesso non siamo a conoscenza. Questo vale anche per le innovazioni di prodotto e di processo. Più dell’80% dell’impatto ambientale di un prodotto è determinato in fase di progettazione. Perciò è importante seguire nuovi approcci per capire quali siano le reali conseguenze su scala globale indotte da un’innovazione tecnologica. Il Life Cycle Thinking ci viene in aiuto in questo:
superando i tradizionali obiettivi produttivi e includendo una misurazione scientifica degli impatti ambientali, sociali ed economici di un prodotto durante l’intero ciclo di vita il LCT ci aiuta a ridurre lo spreco di risorse e le emissioni, nonché a migliorare le prestazioni socio-economiche.
Si tratta di un passaggio importantissimo perché permette di disaccoppiare la crescita economica dall’uso delle risorse naturali e dagli impatti ambientali: utilizzare meno risorse per unità di output economico e ridurre gli impatti ambientali connessi alle attività economiche.
A fargli eco è il Prof. Antonio Scipioni, dell’Università di Padova e del direttivo Associazione Rete Italiana, che sottolinea come solo un approccio sistemico sia in grado di determinare i potenziali impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dall’estrazione delle materie prime attraverso la produzione, l’uso, i trattamenti a fine vita, il riciclaggio e lo smaltimento.
Il Life-Cycle-Assessment non è solo uno strumento di calcolo ma anche e soprattutto uno strumento strategico che riguarda il processo/prodotto nella sua generalità, considerando COSTI ECONOMICI più o meno monetizzabili; IMPATTI AMBIENTALI e SOCIALI (salute e sicurezza pubblica, diritti sociali, effetti sulla collettività) e che per questo dovrebbe essere alla portata di tutte le imprese.
Wittfrida Mitterer, della Fondazione Bioarchitettura, ha raccontato come progettare in modo “sistemico”, pensando in termini di relazioni, di schemi e di contesto sia il fondamento della Bioarchitettura.
Parlare di innovazione sostenibile nel campo dell’architettura significa parlare di edifici bioplus, low tecnology, low cost, high efficiency. La scuola antisismica a impatto zero di Pieve di Coriano ne è un esempio. Una scuola a ENERGIA ZERO, a BASSO COSTO, ANTISISMICA ed ECOLOGICA.
Qui l’impianto fotovoltaico riesce a coprire i bassi consumi, generando anche un surplus energetico 800.000 € per 540 mq in 5 mesi di cantiere. I costi di gestione all’anno non superano i 3.600 € mentre i ricavi del Comune da corrente PV sono di 5.900 €. Grazie all’innovativo modulo costruttivo Klimawall in legno e laterizio testato dal CNR-IVALSA di Trento la scuola è antisismica. Mentre i materiali sani, ecosostenibili e biocompatibili ne garantiscono la salubrità e sostenibilità.
Ma soprattutto si tratta di un luogo in cui le persone hanno piacere a mettere le radici. Gli edifici sono immobili (non-mobili) che vanno pensati con le radici, nella storia e nella geografia. Non possiamo continuare a costruire case e palazzi come oggetti di design che tengono conto unicamente della forma e della funzione: ciò, può andar bene a un oggetto (mobile) che può essere spostato da un luogo a un altro indifferentemente. Una casa fa parte di un organismo e va valutata dal punto di vista della qualità di questo organismo, in modo olistico. Questo significa fare Bioarchitettura: creare luoghi che consentano facilità di antropizzazione, luoghi dove le persone abbiano piacere di abitare, di fermarsi, di vivere, di mettere radici.
Conferma anche Ulrich Pinter, della Ton Gruppe, che nel suo intervento Ristrutturare e costruire per vivere in un ambiente sano e in linea con l’economia circolare racconta come sia indispensabile conciliare tradizioni e materiali antichi con la ricerca tecnologica.
Grazie all’utilizzo di materiali naturali ed eco-compatibili, come la produzione del blocco in terra cruda o i pannelli di canapa; al recupero di una saggezza costruttiva legata al passato unita alle nuove potenzialità tecnologiche, che non può prescindere dalla ricerca dell’ambiente più adatto dove costruire e dalle ‘biografie’ delle case da ristrutturare; all’offerta di materiali ecologici a costi concorrenziali. E’ grazie alle nuove tecnologie di produzione che tali materiali possono essere lavorati e resi accessibili a un numero sempre più ampio di persone emerge una nuova concezione tecnologica edile attenta e rispettosa dell’ambiente. La terra cruda, e altri materiali come la canapa, riescono, attraverso la tecnologia, ad avere performance costruttive rilevanti, risolvendo le problematiche d’uso del passato ma mantenendo e valorizzando le elevate caratteristiche qualitative con un notevole abbattimento dei costi rispetto ad altre tecniche di costruzione.
Un risparmio significativo anche in ottica di efficienza energetica e abbattimento degli sprechi. Un passo importantissimo, come conferma anche l’Ing. Alessandro Graizzaro, del gruppo Thesan.
In Europa, ancora oggi, gli edifici consumano oltre il 40% dell’energia anche se le attuali tecnologie sarebbero già in grado di fare molto anche a costi sostenibili. Per esempio intervenire sui serramenti e sui ricambi d’aria è un’operazione relativamente economica in grado di far passare l’involucro edilizio da classe G a classe C risanandola e silenziandola. La riqualificazione energetica dell’esistente parco edilizio è strategica non solo per le tasche dei cittadini ma anche e soprattutto per l’ambiente e per la loro qualità di vita. La diffusione di queste tecnologie sarebbe in grado, infatti, non solo di abbattere la nostra impronta ecologica ma anche di innescare un mercato consapevole e virtuoso, in grado di creare nuove opportunità di lavoro e di benessere per tutti.
A fargli eco è è Mauro Sarotto, della SAROTTO Group.
L’indiscriminato uso delle risorse del pianeta, associato all’aumento della popolazione mondiale, ha generato e sta continuando a generare conseguenze devastanti ormai a tutti note: inquinamento dell’aria e dell’acqua, produzione di rifiuti non metabolizzabili, effetto serra e relativo aumento delle temperature. Diventa perciò indispensabile che ognuno faccia la propria parte; ogni singolo individuo, azienda, ente o organismo politico. Dobbiamo lavorare tutti per una maggiore sostenibilità. Per questo il nostro lavoro è orientato al produrre e utilizzare energia solare fotovoltaica; progettare e costruire edifici prefabbricati a zero emissioni; studiare soluzioni per il miglioramento energetico di edifici esistenti.
Giovanni Leoni ne è un esempio. Grazie alle nuove tecnologie digitali oggi siamo in grado di riprogettare un nuovo modo di vivere sulla Terra e il progetto dell’agrivillaggio di Vicofertile ne vuole dimostrare la fattibilità e l’efficacia.
Si tratta di un nuovo modo di vivere il territorio utilizzando le risorse che offre in maniera sostenibile, non intaccando le risorse naturali delle future generazioni. Come? Attraverso la riprogettazione della filiera e dall’implemento di servizi comuni (car sharing, mobility, asili, agriturismo, fattorie didattiche), la creazione di un farmer market, l’ottimizzazione delle risorse idriche e energetiche rinnovabili, la promozione di un’alimentazione salutare, del tele lavoro, della domotica e delle passive house… fino alla creazione di una comunità basata sulla solidarietà generazionale e sull’integrazione culturale.
L’innovazione tecnologica nell’ottica della decrescita felice non può, infatti, prescindere dall’idea di comunità e condivisione. In termini di efficacia la partecipazione è fondamentale, sottolinea Francesco Girardi, Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio e Amministratore Unico ASA Tivoli S.p.A.
A Tivoli grazie al coinvolgimento della cittadinanza, in termini di rifiuti siamo riusciti a fare tantissimo: riciclo, raccolta differenziata, porta a porta, pannolini lavabili negli asili, riutilizzo degli oli esausti. Dopo la gestione scellerata del periodo precedente era importante ristabilire la fiducia con i cittadini e il passaggio al “porta a porta” non poteva essere immediato. Si è proceduto in maniera graduale con la predisposizione di PCP, Piazzole di Conferimento Presidiate, che garantivano un controllo h24 sui sacchetti che i cittadini portavano al cassonetto. Niente sanzioni, lo scopo era solo quello di aprire le buste dell’indifferenziata per cercare rifiuti che potevano invece essere destinati al riciclo.
Grazie all’aumento della consapevolezza il riciclo è aumentato in maniera considerevole, la raccolta differenziata è passata dal 9% al 55% in poco più di due anni e anche i guadagni non si sono fatti aspettare.
La TARI è diminuita del 20% con un impatto di 250 euro annui in meno per ogni famiglia residente a Tivoli. Riducendo i costi del conferimento in discarica, la municipalizzata ha investito nella maggiore pulizia delle strade e nei posti di lavoro. L’ASA ha indetto infatti un concorso pubblico per l’assunzione di personale a tempo indeterminato e ha assunto tirocinanti retribuiti. E poi ancora… Per cercare di eliminare il problema dei pannolini (circa il 16-20% dei rifiuti non riciclabili) abbiamo avviato il progetto “Eco-bimbi”, distribuendo negli asili comunali due kit a bambino di pannolini lavabili. Anche i giocattoli sono riciclati: una volta al mese i bambini si ritrovano scambiandosi giochi inutilizzati. Così le buone pratiche di riduzione dei rifiuti diventano anche momento di scambio e incontro.
Tra le eccellenze europee si posiziona anche il sistema di Ecodragaggio ideato da Decomar e spiagato da Davide Benedetti.
Questa innovativa tecnologia, ideata e realizzata completamente dalla nostra azienda, rappresenta attualmente il sistema di ecodragaggio più efficace in grado di operare in linea con l’indirizzo strategico della Comunità Europea “Ecoinnovation Action Plan 2020”, che intende rendere l’economia e il progresso tecnologico più sostenibili. Limpidh2o non solo rispetta pienamente i requisiti richiesti dalla normativa italiana in materia di tutela ambientale ma consente anche il prelievo dei sedimenti non invasivo per bonifiche in ambienti protetti nonché il trattamento e recupero fino all’85% dei materiali estratti. Grazie a questa possibilità i volumi di sedimenti che vanno avviati a trattamento o bonifica sono drasticamente ridotti. Così facendo non si sposta il problema ma lo si risolve.
Molto probabilmente è proprio questo il focus dell’incontro tra nuove tecnologie e decrescita felice: innovare in maniera sostenibile, orientata alla risoluzione dei problemi, all’equità e al benessere condiviso, non solo è possibile ma è anche già in atto.
E’ questo che emerge anche dalla tavola rotonda a cui hanno partecipato tra gli altri Margarita Pabon, che ha sottolineato la priorità di favorire e investire su queste aziende virtuose e Luca Fiorani, Presidente di EcoOne, che ha affermato l’importanza per i movimenti impegnati a modificare i modelli di business, come i quattro presenti alla tavola rotonda, di coordinarsi su obiettivi condivisi.
Concorda Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia:
abbiamo bisogno di un’economia basata sulla cooperazione e non sulla competitività; di un modello agricolo non basato sull’agricoltura chimica mono-prodotto, che allo stesso tempo riduca la percentuale di terreni coltivati per nutrire gli animali degli allevamenti intensivi; di una ricerca scientifica indipendente dalle grandi multinazionali di sementi e pesticidi, capace di valutare anche gli impatti sociali e occupazionali delle nuove tecnologie.
Conclude Valentino Bobbio, di NexT, Nuova economia per tutti, che ha spiegato come un’economia innovativa debba necessariamente essere un’economia di mercato incentrata sulle persone e sull’ambiente e non sulla massimizzazione del profitto:
un’economia caratterizzata dalla dignità e dal rispetto della persona, dal suo coinvolgimento partecipativo, democratico e solidale nei luoghi di lavoro e dal rispetto di tutti i protagonisti della filiera produttiva; un’economia dove la logica di collaborazione supera quella conflittuale; un’economia dove le aziende sono aperte al dialogo e condividono le loro strategie con tutti i portatori di interesse quali i dipendenti, i clienti, i fornitori, la comunità locale, e sono proiettate verso la creazione di valore condiviso; un’economia dove la finanza è finalizzata allo sviluppo dell’economia reale e non alla speculazione; un’economia attenta alle generazioni future e allo sviluppo sostenibile.
In sintesi un’economia “generativa” in grado di contribuire alla ricchezza di senso ed alla soddisfazione di vita di tutti. Un’economia che, come ha dimostrato anche questa giornata, è già in movimento.
“Ci salutiamo – conclude Pallante – con la convinzione che, sebbene ci sia ancora tanto da fare, in tanti si stiano già muovendo nella giusta direzione: le tecnologie in grado di ridurre il consumo di risorse per unità di prodotto, di ridurre le emissioni di scarti non metabolizzabili dalla biosfera e di recuperare la massima quantità possibile di materie prime secondarie contenute negli oggetti dismessi, sono già in uso, come hanno dimostrato le relazioni a questo convegno. E la riduzione dei costi che consentono di ottenere le rendono anche interessanti economicamente. Un grande slancio progettuale finalizzato al loro sviluppo è indispensabile per attenuare sia la crisi ecologica, sia la crisi economica e occupazionale. Occorre però che l’impegno degli imprenditori e dei professionisti che operano in questo settore sia sostenuto dalla domanda di un numero sempre maggiore di acquirenti consapevoli e da un’attenzione dei partiti politici, che sino ad ora è mancata. La sollecitazione di questi due attori sociali è il compito che ci proponiamo per dare seguito al seminario odierno…”
verso il superamento del modello di sviluppo che ci ha condotti in questo baratro, verso una nuova conoscenza e consapevolezza, che ci permetta di vivere in armonia su questo pianeta, garantendo un futuro dignitoso anche alle prossime generazioni.