Vivere meglio, inquinando di meno. Si può.

da | 12 Feb 2020

Di Linda Maggiori, scrittrice, ambientalista, blogger, giornalista e mamma per un mondo migliore

Da anni con la nostra testimonianza, vogliamo lanciare un messaggio: si può vivere meglio, inquinando di meno, con meno consumi. Ma se non vi abbiamo convinto col nostro sorriso, se avete bisogno di ulteriori prove, grafici e dati, se ancora state pensando che, se tutti vivessero come noi, il mondo collasserebbe di botto con una disoccupazione ed una miseria travolgente… Beh, allora… Sorbitevi questo pippone 🙂 

Nel luglio 2019 l’European Environmental Bureau (EEB) ha dimostrato che a livello globale non ci sono segnali di un possibile disaccoppiamento tra crescita economica ed impatto ambientale.

Il legame tra PIL ed occupazione è invece assai indebolito, se non scomparso. Gli economisti parlano di crescita fredda: il PIL aumenta senza che ci sia creazione di nuova occupazione poiché la produttività continua a crescere grazie ai “robot” – e con essa i profitti – ma non i salari e gli occupati, provocando la scomparsa classe media ed il fenomeno di chi, pur lavorando, resta povero.

In Europa è nata la Wellbeing Economies Alliance, tra movimenti e soggetti critici al sistema economico tradizionale. Alcuni dei cambiamenti proposti includono limiti all’uso delle risorse, tassazione progressiva per arginare l’ondata di crescente disuguaglianza e una graduale riduzione dell’orario di lavoro, una tassa sul carbonio, un reddito sia minimo che massimo per ridurre la disuguaglianza, contribuendo nel contempo a ridistribuire il lavoro di cura e ridurre gli squilibri di potere che minano la democrazia.

Questo studio del Movimento per la Decrescita Felice (MDF) e del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, METE “Modello di Macroeconomia Ecologica per la Transizione Energetica” ha studiato degli scenari alternativi. propone 3 scenari con effetti notevolmente differenti, in particolare nel 2050:

1) lo scenario PNIEC (tecnologia, risorse rinnovabili, aumento produttività e consumi, aumento PIL): la riduzione della CO2 si ferma a -64%, non raggiungendo l’obiettivo europeo. La disoccupazione di attesta al 11%. IL PIL aumenta. La retribuzione oraria aumenta del 32% e il salario medio aumenta del 32% (ma non c’è alcuna riduzione dell’orario di lavoro) e le disuguaglianze aumentano.
2) il primo scenario MDF arriva a -79% di riduzione della CO2, la disoccupazione si attesta al 7%; il PIL rimane stabile; la retribuzione oraria aumenta del 36% (che per la riduzione dell’orario di lavoro porta ad un aumento dei salari del 2%), diminuiscono le disuguaglianza, diminuiscono i consumi.
3) il secondo scenario di decrescita, arriva a -85% di riduzione della CO2, con un aumento della retribuzione oraria del 13% e una conseguente riduzione del 15% dei salari (causa riduzione dell’orario di lavoro). Il PIL è stabile, le disuguaglianze diminuiscono, i consumi diminuiscono.

Lo scenario proposto da MDF Movimento Decrescita Felice, propone, oltre al passaggio totale alle energie rinnovabili:
– riduzione dell’orario di lavoro in modo progressivo, per arrivare nel 2050 a 30 ore settimanali
– 50.000 assunzioni ogni anno da parte dello stato
– incremento progressivo dell’economia locale dal 18% attuale al 28% nel 2050
– diminuzione progressiva della propensione al consumo dall’80% attuale al 65% nel 2050
– incremento della tassazione del patrimonio dallo 0.1% attuale allo 0.2% nel 2050

Se non riduciamo la CO2, come più volte ricordato, lo sconvolgimento climatico causerà una tale recessione che il PIL comunque scenderà, ma non sarà governabile e sarà quindi un totale caos sociale.
Chi fa politica deve riconoscere il fatto che affrontare il collasso ambientale potrebbe richiedere una riduzione diretta di produzione e consumo nei paesi più ricchi.