La Commissione europea ha adottato oggi una strategia per indirizzare l’economia europea verso un più ampio e sostenibile uso delle risorse rinnovabili. «L’Europa deve passare a un’economia ‘post-petrolio’. Un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili non è più solo una scelta ma una necessità. Dobbiamo promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. Si tratta di una mossa positiva per l’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e per la competitività futura dell’Europa”, ha affermato Máire Geoghegan-Quinn, la commissaria responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza.
Per l’Europa implica la necessità di sfruttare in modo sostenibile risorse finite e colmare le necessità primarie di coloro che popoleranno la terra in un futuro molto vicino.
La bioeconomia europea vanta già un fatturato di circa 2 000 miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone, che rappresentano il 9% dell’occupazione complessiva dell’EU. Comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta e carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si calcola che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro entro il 2025.
L’approccio economico improntato dall’Europa ha come obiettivo quello di affrontare in modo sostenibile l’ambito energetico ed alimentare e l’utilizzo delle risorse naturali, concentrando sforzi comuni verso un indirizzo economico che non escluda l’ambiente da qualsiasi valutazione. Una forte bioeconomia aiuterà l’Europa a svilupparsi e crescere in modo sostenibile entro i suoi limiti attraverso lo sfruttamento di risorse naturali, biologiche ed energetiche sostenibili consentendo di produrre di più con meno anche grazie ai rifiuti. La strategia avrà l’obiettivo inoltre di contribuire a limitare al massimo gli impatti negativi sull’ambiente, riducendo la pesante dipendenza dalle risorse fossili, mitigare il cambiamento climatico e spostare l’Europa verso una società post-petrolifera.
Horizon 2020
La bioeconomia non è un settore di nicchia, si tratta di crescita e occupazione. Le stime indicano che solo in termini di investimenti dell’area UE in ricerca e innovazione ogni euro investito dal programma Horizon 2020 può generare 10 euro di valore aggiunto nei diversi settori bioeconomici entro il 2025.
Horizon 2020 è il più importante programma di investimento in ricerca e innovazione della UE che stanzia finanziamenti per 79 miliardi di euro disponibili in 7 anni (2014-2020). Un finanziamento che ha come obiettivo quello di affrontare le principali sfide sociali individuate nelle iniziative di Europe 2020. Il finanziamento sarà focalizzato verso aree quali:
- Agricoltura e silvicoltura
- Agroalimentare, sicurezza alimentare e dieta sana
- Industria a base biologica
La proposta della Commissione fa parte delle proposte operative nell’ambito di due iniziative faro della strategia UE 2020: “L’Unione dell’innovazione” (Innovation Union) e Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse. La necessità di aumentare il finanziamento pubblico per la ricerca e l’innovazione in materia di bioeconomia è stata riconosciuta nell’ambito del futuro programma di ricerca “Orizzonte 2020″: sono stati proposti investimenti per 4,7 miliardi di euro da destinare alla sfida “Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima nonché bioeconomia”, affiancati da ulteriori finanziamenti in altri settori del programma Orizzonte 2020.
Bioeconomia: Visione e Scenari Verso il 2030
Una consistente influenza sull’Europa è stata creata dall’OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development, il cui obiettivo è quello di promuovere politiche in grado di migliorare il benessere economico e sociale in tutto il mondo ha rilasciato un importante paper dal titolo The Bioeconomy to 2030: Designing a Policy Agenda.
Il documento descrive lo stato attuale del campo biotecnologico stimandone gli sviluppi fino al 2015 fornendo poi una visione istituzionale più ampia esaminando il ruolo dei finanziamenti nel campo R&S, delle risorse umane, della proprietà intellettuale e della regolamentazione, nonché i possibili sviluppi che potrebbero influenzare i modelli di business emergenti. Riportiamo di seguito in sintesi le principali conclusioni del Report dell’OECD:
1. Preparare le fondamenta per uno sviluppo di lungo periodo della bioeconomia
Tra le policies fondamentali sono incluse:
- l’applicazione della biotecnologia resa possibile in agricoltura per dispiegare tutto il suo potenziale, attraverso un numero incrementato di attori pubblici e privati e sostenendo il dibattito pubblico;
- nel settore salute lo sviluppo di sistemi in ambito regolamentare e altri a supporto del possibile sfruttamento dei risultati della ricerca per la cura delle malattie e la prevenzione;
- per l’industria, incrementare l’adozione di standard internazionali per la LCA (life cycle analysis), insieme ad altri incentivi per tecnologie ambientalmente sostenibili.
2. Contrastare la mancanza di impatto delle biotecnologie in agricoltura e nei settori industriali
Circa il 75% del futuro contributo economico del biotech verrà da questi due settori. Tuttavia più dell’80% degli investimenti in ricerca sia privati che pubblici sono destinati alle applicazioni biomediche. Per questo serve:
- incrementare la ricerca pubblica in agricoltura e per le biotecnologie industriali, ridurre i vincoli regolamentari e incoraggiare le PPP (private-public partnership);
- aumentare l’impiego delle biotecnologie per affrontare le sfide globali (come cambiamento climatico e riduzioni del pescato).
3. Preparare la prossima rivoluzione in medicina
Costosa, ma dai potenziali enormi benefici, si pensi alla medicina rigenerativa, personalizzata e preventiva, mediante:
incentivi pubblici e privati più finalizzati e integrati;
- sistemi regolatori per consentire di sfruttare il potenziale della pharmacogenetics;
- ricerca a lungo temine e impiego di database medici della popolazione;
- analisi di impatto della medicina rigenerativa e personalizzata;
- esame delle diverse conseguenze dell’aumento dell’aspettativa di vita.
4. Trasformare il potenziale distruttivo (se non utilizzato appropriatamente) della biotecnologia in vantaggio economico
Alcune applicazioni recano in sé il potenziale di distruggere modelli correnti di business e strutture economiche affermate. Per evitare effetti negativi e potenziare quelli positivi occorrono:
- politiche flessibili, che possono supportare l’impiego di biotecnologie altrimenti potenzialmente negativo
- la foresight research, che può rendere possibile l’analisi e l’identificazione di eventuali soluzioni.
5. Ridurre le barriere all’innovazione biotech
Ad esempio gli alti costi della ricerca, le barriere regolamentari ed economiche. È necessario:
identificare le barriere per specifiche applicazioni;
valutare le azioni che si possono opporre alle barriere, inclusa l’adozione di guidelines per l’IPR (Intellectual Property Rights).
6. Promuovere le applicazioni commerciali della ricerca biotech
Gli effetti di ricaduta a partire dalle discipline scientifiche fino alle applicazioni commerciali possono essere coordinate tra ministeri, inclusi quelli che si occupano di agricoltura, istruzione, ambiente, salute, industria e ricerca. Appare non rinviabile coordinare le politiche dei ministeri: è una sfida, in questo caso da raccogliere e vincere.
7. Creare un costante dialogo tra governi, cittadini e imprese
Molte politiche a supporto della bioeconomia richiedono la partecipazione attiva dei soggetti citati. I governi si devono far carico di chiarire i preconcetti e descrivere le differenti alternative per gestire la sostenibilità. Fondamentale in questo quadro complesso appare il dialogo tra società e industria sulle implicazioni socio-economiche ed etiche, i benefici e i costi delle biotecnologie.
Una Giungla di Compromessi
La visione e gli scenari di cui al punto precedente, ripresi direttamente da fonti ufficiali della Comunità Europea, evidenziano una serie infinita di vincoli e compromessi insiti nella strategia per la bioeconomia.
Certamente si tratta di una modalità obbligata dalla necessità di rispettare molteplici interessi e punti di vista contrapposti. Pertanto è evidente che se da un lato bisogna essere contenti che ci sia stata una presa di coscienza da parte delle istituzioni europee, dall’altro lato bisogna preoccuparsi di come tale presa di coscienza potrà effettivamente svilupparsi in azioni concrete.
L’assegnazione di risorse economiche e la definizione di obiettivi precisi fanno ben sperare, ma è evidente che le azioni previste, ad oggi, non rispondono pienamente alla necessità di affrontare con urgenza e tempestività i cambiamenti di portata epocale che ci troviamo a vivere. Nel suo piccolo, Genitron farà la sua parte per diffondere informazioni ed idee utili ad ampliare il contesto e l’efficacia della bioeconomia.
Fonti:
- European Commission – Research & Innovation
- Horizon2020 – The EU Framework Programme for Research and Innovation
Fonte: Genitronsviluppo.com