Nel 1987 , ad un anno da Cernobyl, il popolo italiano con tre Referendum ha detto molto chiaramente che non voleva più saperne del nucleare: f70urono chiuse sia le tre malandate centrali “sperimentali” di Trino Vercellese, Latina e Garigliano, sia la grande e recente centrale di Caorso (continuamente “fuori servizio” e già ferma dal 1986). Fu anche sospesa la costruzione dell’enorme centrale di Montalto di Castro, poi riconvertita a metano.
Ma non fu perseguita l’altra via alternativa ai combustibili fossili, le fonti rinnovabili.
L’Italia aveva già una grande produzione idroelettrica, con grandi dighe a forte impatto ambientale. La penisola, inoltre, è un’area a grandissima potenzialità geotermica, costellata di vulcani, zone termali, purtroppo con le relative faglie a rischio sismico: a Larderello, in Toscana, lo sfruttamento secolare di questa fonte (non sempre in modo rispettoso dell’ambiente) ha fatto scuola a tutto il mondo, dall’Islanda al Nicaragua. Ma non si è investito in tutti gli altri settori delle rinnovabili:
dal solare termico a quello elettrico, dall’energia marina (di correnti, onde, maree e gradiente salino)a quella del vento e degli scarti vegetali, nei giusti e rigorosi limiti del rispetto ambientale, faunistico e paesaggistico.
C’era ( e c’è) ancora moltissimo da studiare e sperimentare; ma dobbiamo ricordare che già negli anni ’60 l’Italia era all’avanguardia mondiale nella tecnologia solare: basta ricordare le realizzazioni solari a concentrazione assolutamente all’avanguardia realizzate a S.Ilario, sulle colline di Genova, dal prof. Giovanni Francia, lasciate poi in abbandono. Così come eravamo all’avanguardia nell’edilizia bioclimatica: la scuola materna solare realizzata a Marostica (Vi) dall’arch. Sergio Los è del 1980, le prime case bioclimatiche sono state realizzate dall’arch. Remigio Masobello nel trevigiano e in Friuli negli anni 1970-1980.
Per non parlare del solare termodinamico (centrali a specchi che concentrano luce e calore per far girare una turbina da parecchi MW), studiato già negli anni ’80 dal premio Nobel Carlo Rubbia, ma realizzato (e solo parzialmente, vedi Gaia n.47 primavera 2011) a Priolo solo nel 2010, dopo che Rubbia se ne era andato a realizzarne una decina in Spagna.
Dopo il Referendum del 12 giugno 2011 ci sono tutte le premesse per non ricadere nelle spire fossili di Enel, Eni, Edison ed Ansaldo.
I ripetuti tentativi del governo del cav. (ministri Romano e Tremonti) di azzerare la filiera del solare con improvvisi cambi e tagli degli incentivi, hanno già creato pesanti contraccolpi al “miracolo solare” in corso in Italia dal 2009: solo nel 2010 sono stati installati e messi in produzione in Italia più di (5.000) MW di solare fotovoltaico, corrispondenti alla potenza di quasi tre delle centrali nucleari EPR che il governa voleva costruire con una spesa enorme e tra 10-15 anni… Ma la reazione di produttori (decine di migliaia di nuovi occupati), utenti e opinione pubblica è stata fortissima e il quorum al Referendum ne è, in parte, un effetto.
Ora è il momento di prendere in mano la situazione, fare proposte di ampio respiro, a livello regionale e realizzazioni serie nei Comuni.
Perciò è fondamentale la Giornata di studio “Idee per un piano energetico regionale” che ZeroEnergy-Ecoistituto del Veneto e Comitati Riciclo totale-Rifiuti zero di Tv e Ve organizzano sabato 29 ottobre a Padova dalle 10 alle 18 presso la sala congressi di Banca Etica, in via Tommaseo 16 (100 m. dalla stazione). L’incontro è aperto a tutti, fino ad esaurimento dei posti, con precedenza a chi si prenota con fax all’Ecoistituto, 041.935666 o mail micheleboato @ tin.it