Che il 2010 non fosse stato uno degli anni migliori per il clima lo si poteva immaginare, ma che a darci questa certezza e a collegare questo fatto con disastri naturali di vario genere sarebbe stata una compagnia assicurativa non ce lo saremmo mai aspettato. La logica è semplice, dal 1980 – anno in cui si è cominciato a tenere questi dati – le compagnie assicurative si sono trovate progressivamente sempre più esposte ai rimborsi conseguenti a disastri naturali o ad altre calamità riconducibili ai cambiamenti climatici. In particolare negli ultimi 30 anni le compagnie assicurative hanno erogato rimborsi di questo genere per cifre pari a 600 miliardi di dollari dei quali ben il 78% dovuti a eventi meteorologici.
Toccata nel vivo, cioè nel portafoglio, è quindi inevitabile che il rapporto 2010 del Munich Reinsurance affronti questo argomento, soprattutto se prendiamo in considerazione i dati relativi a quest’anno che raccontano di come il 2010 abbia registrato ben 960 catastrofi naturali per perdite economiche di circa 150 miliardi di dollari, di cui 37 coperti dalle assicurazioni. Questo dato è il peggiore di sempre se non si considera il 2005 anno in cui il solo uragano Katrina era costato 145 miliardi, ma in quel caso era praticamente sparita una città delle dimensioni di New Orleans.
Osservando i grafici riportati nel rapporto si capisce abbastanza semplicemente come, secondo Munich Re, ad un aumento delle temperature sia riconducibile un progressivo aumento di disastri naturali di origine meteorologica e quindi come sia proprio sul global warming che secondo la compagnia tedesca bisogna concentrarsi per invertire la tendenza. Giusto per fare qualche esempio. Nell’ultimo anno in Groenlandia e Canada orientale si sono registrati ben 3 gradi centigradi in più rispetto alle medie e la superficie artica coperta dai ghiacci il settembre scorso era ben un terzo in meno rispetto a quanto non fosse alla fine degli anni ‘70.
Pure in ambito di piogge quest’anno si sono registrate diverse alterazioni: il monsone (“potenziato” dal fenomeno della Nina) è stato molto più violento del solito in Pakistan, ma altre alluvioni si sono registrate in tutta l’Asia, India e Cina comprese, e pure nella vecchia Europa dove il nostro Veneto è stato anch’esso messo a dura prova da piogge che chiamare “inusuali” è francamente poco. Il rapporto Munich Re ci racconta finalmente la realtà da un punto di vista molto interessato che non può certo essere tacciato di ideologismo, ma soprattutto pur arrivando agli stessi risultati di altri studi ci racconta il global warming e le sue conseguenze da un punto di vista decisamente lontano dalle realtà che tradizionalmente si occupano della questione. In questo senso, il rapporto Munich Re è probabilmente uno dei primi esempi di ciò che avverrà negli anni a venire quando le conseguenze dei cambiamenti climatici cominceranno ad intaccare i portafogli delle grandi lobby costringendole ad ammettere ciò che ormai da troppo tempo tutti, purtroppo, conosciamo.
Fonte: Il Cambiamento