Giappone, riparte centrale di Oi. Sismologi: “E’ su faglia attiva, rischio sismico”

da | 3 Lug 2012

Il governo giapponese sta imprudentemente ignorando i rischi legati al riavvio dei reattori 3 e 4 della centrale di Ōi. A lanciare l’allarme sono due importanti sismologi: Mitsuhisa Watanabe e Katsuhiko Ishibashi, professori emeriti delle università di Toyo e Kobe. Che, con una conferenza stampa, hanno messo in guardia sia esecutivo che Kepco, la compagnia elettrica che gestisce la centrale. “Si sta agendo con troppa fretta”, hanno avvertito: “L’impianto atomico è in condizioni precarie e il rischio sismico che si corre in quella zona è pericolosamente sottovalutato”. I due scienziati fanno così presente che “potrebbe essere sufficiente una sola scossa sismica per capire se il governo ha ragione o torto nel volere far ripartire questi due reattori”. Solo ieri si era temuto per un incidente alla centrale di Fukushima per il fermo improvviso del sistema di raffreddamento di uno dei reattori della centrale colpita dal sisma/tsunami del 2011.

La rinascita atomica giapponese è già arrivata: dopo lo stop per controlli dell’intero parco nucleare del Paese, ieri è tornato in azione il primo dei due reattori destinati al riavvio presso la centrale di Ōi, nella prefettura di Fukui. Una decisione presa in poche settimane da governo e istituzioni, contro il volere di gran parte della popolazione nipponica. Il primo ministro Yoshihiko Noda, convinto del fatto che la società giapponese “non potrebbe sopravvivere” senza l’energia atomica, ha infatti ignorato l’opposizione di milioni di suoi concittadini, testimonianza delle ferite ancora aperte del Paese del Sol levante in seguito all’incidente di Fukushima Daiichi. Ma non sembra badare nemmeno a Mitsuhisa Watanabe e Katsuhiko Ishibashi, studiosi, rispettivamente, di geomorfologia e tettonica e di sismologia.

La Kansai Electric Power Company (Kepco), utilizzando i propri dati, alcuni dei quali pubblicati per la prima volta più di 20 anni fa, per i due esperti ha fornito modelli sismici che ignorano la faglia attiva sotto la zona dell’impianto di Ōi. “Sia gli stress test che le nuove linee guida di sicurezza per il riavvio delle centrali nucleari non limitano il verificarsi di nuovi incidenti agli impianti”, ha sentenziato Ishibashi: “Invece di creare norme più severe, entrambi rappresentano un duro colpo agli standard di sicurezza”. Gli ha fatto eco Watanabe, per cui il problema riguarda anche l’affidabilità degli organi preposti alle valutazioni necessarie a far ripartire i due reattori di Ōi: “L’esperienza e la neutralità degli esperti che consigliano l’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese sono altamente discutibili”.

Si sta agendo con troppa fretta, secondo i due esperti, e invece di imparare la dura lezione impartita al Giappone dalla catastrofe avvenuta solamente un anno fa, si stanno ripetendo ancora gli stessi errori. Lo ricorda in particolare il professor Ishibashi, per cui l’industria nucleare nipponica aveva già sottovalutato in precedenza la minaccia sismica. Dopo il terremoto del 2007, che provocò una fuga di sostanze radioattive dalla centrale di Kashiwazaki-Kariwa (chiusa per 21 mesi in seguito al sisma), lo scienziato affermò infatti che il Giappone rischiava un vero e proprio disastro nucleare, in caso di grande terremoto.  Una macabra previsione che diede al sismologo notorietà in tutto il Paese, e che in seguito a quanto verificatosi con la scossa di magnitudo 9 dell’11 marzo 2011 lo ha reso una voce particolarmente autorevole. Ciononostante, i suoi avvertimenti, rivelatisi premonitori dopo Fukushima, sembrano destinati a rimanere inascoltati ancora una volta dal governo di Tokyo.

“Io non pretendo di essere in grado di prevedere i terremoti. Posso solo sottolineare le tendenze”, puntualizza Katsuhiko Ishibashi, invitando il governo a basare le proprie scelte sui dati raccolti cinque anni fa con le scosse registrate a Kasahiwazaki-Kariwa. Ma a Tokyo preferiscono dare ascolto alle cifre (medie) presentate da Kepco e altre compagnie elettriche. “C’è un motivo per cui preferiscono le medie”, conclude Ishibashi: “Rafforzare le strutture in modo da resistere a tali sollecitazioni sarebbe irrealizzabile”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it