Vent’anni di trasparente buongoverno hanno fatto di Avigliana un modello di Comune virtuoso? Forse anche troppo virtuoso, per la nomenklatura “bulgara” del Pd torinese che ha infine espulso dal partito l’ex sindaco Carla Mattioli, colpevole di aver resistito con successo al pressing della lista civica rivale, promossa sottobanco da Pd e Pdl per strappare ai No-Tav la cittadina più importante della valle di Susa. Elezioni al cardiopalma: da una parte “Grande Avigliana”, capitanata da Aristide Sada – sostenuto da Fassino e Bersani oltre che dai berlusconiani – e dall’altra Angelo Patrizio, erede di Carla Mattioli, sotto le insegne di “Avigliana Città Aperta”. Missione compiuta: ma a due mesi dal trionfo di Patrizio è scattata la vendetta del Pd, contro Carla Mattioli nonché l’assessore Andrea Archinà e l’ex vicesindaco Arnaldo Reviglio, altro co-fondatore del Pd valsusino.
«Chiaramente al partito non interessa capire perché ha perso le elezioni, interessa solo salvaguardare la cassaforte del Tav», scrive il movimento che Carla Mattiolisi oppone all’alta velocità. «Crediamo che Carla Mattioli dormirà bene anche senza la tessera del Pd in tasca – scrivono i No-Tav nel loro sito – e magari dovrà fare a meno di vedere brutte facce a congressi ed altre attività di un partito che affonda sempre di più». Se persino gli incrollabili torinesi sono delusi da Fassino – secondo un recente sondaggio della “Stampa”, l’attuale sindaco sarebbe ri-votato solo da 4 suoi elettori su 10 e dunque probabilmente non rieletto – il partito di Bersani sembra perdere definitivamente i contatti con la cruciale valle di Susa. Manovra chiara: isolare i “dissidenti” per lasciare la valle senza “difensori istituzionali” di fronte al maxi-progetto della grande opera, percepita come una calamità devastante. E nessun dialogo coi valsusini: la stessa Rosy Bindi, presidente del Pd, tempo fa ha ammesso che Bersani non le avrebbe mai dato il permesso – testualmente – di parlare apertamente coi sindaci della valle.
«Buttano fuori me – protesta Carla Mattioli – e tengono dentro Penati». Lei ha le carte in regola: «Ho governato per dieci anni senza scaldali e lasciando un Comune sano, coi conti a posto e senza mutui, senza debiti e con 40 milioni di euro di opere pubbliche realizzate». Fumosa la motivazione della sanzione, affidata alla burocrazia del Pd: Carla Mattioli avrebbe sostenuto una lista “diversa da quella autorizzata dal partito”. «A me risulta che non ci fosse una lista ufficiale del Pd», ribadisce l’ex prima cittadina: «Non è mai stato votato nessun documento, né una mozione: hanno imposto una coalizione col centrodestra e la gente non l’ha capito, i cittadini hanno votato noi perché abbiamo fatto una proposta credibile: di questo dovrebbero preoccuparsi i dirigenti provinciali del Pd». Accanto ai I vincitori delle elezioni di Avigliana“dissidenti” del partito di Bersani, hanno appoggiato Angelo Patrizio anche Sel, l’Idv e i “grillini”. Una scelta netta, contro l’anomala alleanza Pd-Pdl in odor di Tav.
All’incredibile espulsione di Carla Mattioli si ribellano tuttavia cinque consiglieri regionali del Pd: Stefano Lepri, Davide Gariglio, Mauro Laus, l’ex assessore regionale Gianna Pentenero e l’ex sindaco di Rivoli, Nino Boeti. «Un partito che espelle e non accoglie non ha futuro», scrivono, in un comunicato stampa. «Ricordiamo che ad Avigliana il simbolo del Pd non era rappresentato», da nessuna delle due parti in lizza: assurdo quindi muovere accuse di scorrettezza, dal momento che «in entrambe le liste c’erano rappresentanti del Pd». Peggio: «In un documento, la segreteria provinciale aveva escluso “alleanze non coerenti con i valori del centrosinistra”, il che avrebbe dovuto impedire l’alleanza col Pdl», peraltro bocciata dagli elettori. «Pensavamo che in un momento di crisi dei partiti sarebbe stato utile ripartire e prendere atto degli errori», scrivono i cinque consiglieri regionali, «invece si preferiscono le purghe». Ma niente paura: se il Pd “suicida” i suoi migliori esponenti locali, a fare giustizia dalle prossime elezioni provvederà direttamente Beppe Grillo.
di Giorgio Cattaneo
Fonte: Libre