Truffa, corruzione, associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti, violazione delle norme paesaggistiche, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture, sono i reati ipotizzati dalla magistratura nell’ambito di un’inchiesta coordinata dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei che hanno proceduto alla perquisizione delle sedi di alcune delle maggiori cooperative edili italiane.

Al momento risultano essere 36 le persone indagate in un’inchiesta che ruota intorno al passante TAV di Firenze, portata avanti dagli stessi magistrati che già avevano imbastito il processo per la devastazione ambientale del Mugello nel corso dello scavo delle gallerie del TAV. Fra loro anche la ex presidente della regione Umbria del PD Maria Rita Lorenzetti, per reati compiuti in qualità di presidente di Italferr e quello stesso Ettore Icalza già noto alle cronache giudiziare per affari di tangenti sempre legati alla costruzione dell’infrastruttura per l’alta velocità.

Le indagini che hanno preso il via da accertamenti relativi all’utilizzo delle terre di scavo tossiche e al loro smaltimento, ha comportato anche il sequestro di una talpa, assemblata a detta degli inquirenti con materiale scadente e l’accertamento della condizione sulle gallerie costruite, che sarebbero state realizzate con materiale ignifugo scadente, allungato con acqua, creando gravi problemi nell’ambito della sicurezza delle stesse.

Ancora una volta, come già accaduto spesso in passato, il mostro chiamato TAV si palesa nella sua vera veste di fucina degli interessi mafiosi e del malaffare, passando attraverso la politica e le cooperative edili che da oltre 20 anni costruiscono profitti illeciti sulle spalle dei contribuenti italiani, grazie ad un’opera tanto inutile quanto foriera di intrallazzi di ogni tipo.

Ma nonostante questa evidenza, fino ad oggi in galera hanno continuato ad andarci solo coloro che hanno osato combattere la mafia del TAV, mentre gli altri, quelli delle associazioni a delinquere, in qualche maniera se la sono sempre cavata, pronti a tornare a fare il proprio “mestiere” come il buon Ettore Icalza.

di Marco Cedolin

Fonte: Il Corrosivo