Dalla Grecia, culla della civiltà, ci viene dato un forte segnale.
Ora, volendo essere onesti, nessuno può mai sapere come si evolverà questa intricata situazione economica e politica. Ma possiamo dire che al di là di qualsiasi schieramento politico ed economico, a cui ognuno di noi appartiene, dal voto greco ci viene un segnale forte e chiaro.
Il segnale è che le politiche economiche votate alla crescita economica hanno fallito totalmente. Non solo non hanno creato e mantenuto quelle aspettative di benessere che hanno sempre sventolato ma, cosa ancora peggiore, hanno incrementato povertà economica ed umana.
L’impoverimento economico è sotto gli occhi di tutti quanti noi quotidianamente. Non c’è da aggiungere altro. Quello umano invece sta avanzando a ritmi sempre maggiori e con l’acuirsi delle problematiche economiche risalta ancora di più.
Aver legato aspettative e felicità al feticcio del denaro e quindi ingenuamente del benessere, ha creato e creerà delle mostruosità sempre maggiori. Se l’obiettivo più o meno celato di tutti è quello di accumulare sempre più ricchezze, nel momento in cui questo diviene poco possibile automaticamente diviene inevitabile l’acuirsi di conflittualità in seno alle comunità.
Le ricette dei governi di tutto il mondo, al momento, si dividono in due grandi categorie: l’austerità o il rilancio di nuovi investimenti a debito per stimolare la famigerata crescita economica.
Entrambi i casi sono più che fallimentari. Vale qui più che mai il vecchio adagio che recita: “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Noi siamo sul versante del perseverare. Basta leggere o ascoltare i commenti dei soliti economisti o politici di turno.
Eppure dal popolo greco, io credo, ci è giunto un messaggio molto più profondo. Un grido che suono più o meno così: “Basta! vogliamo cambiare stile. vogliamo continuare a vivere, vogliamo riprendere a vivere!”.
Il grido greco (al di là degli schieramenti politici) con tutti i suoi limiti è il grido di coloro che desiderano una vita differente, una vita diversa. Stili di vita diversi, economie diverse, comunità diverse.
E’ un grido che chiede di rimettere al centro le cose che contano veramente. La salute e la possibilità di una vita dignitosa. Il poter mangiare e dormire senza l’ansia del domani. La possibilità di non dover aver paura del futuro. La possibilità di poterlo immaginare un futuro, una famiglia, una casa. Il poter avere un lavoro che sia utile veramente alla collettività e all’ambiente. Ritmi più lenti, armonia con le bellezze paesaggistiche di cui il Mediterraneo è pieno.
In poche parole dalla piccola Grecia ci viene ricordato che siamo prima di tutto umani e che tali – ricordando il martire Arrigoni – è nostro dovere restare. Dovere non possibilità. E tra i doveri a cui siamo tutti chiamati vi è quello urgentissimo di mettere sempre a centro la questione delle questioni: il pianeta malato.
Noi sappiamo che solo in questo modo, cioè invertendo le priorità imposte da una sparuta minoranza di ricchi, le sorti di tutti possono migliorare. Solo in questo modo si può instaurare una nuova possibilità di economia che non sia di mercato ma che sia di Vita.
Si, perché dalla Grecia è partita una voce che tutti noi ascoltiamo sempre ma che abbiamo sempre tenuto troppo dentro. Siamo spesso afoni ma dentro ci brucia sempre questo desiderio che è un grido: Vita.
Alessandro Lauro