Sintesi della Conferenza Beyond Growth

da | 25 Mag 2023

Di Teemu Koskimäki; traduzione di Corrado Campobasso del Gruppo Internazionale; articolo originale a questo link.

 

Si è appena svolto un evento storico ospitato dal Parlamento europeo, in cui ci si è chiesti come abbandonare la crescita economica e tracciare un percorso che la superi. Ecco un riepilogo di ciò che è successo, riassumendo alcuni dei momenti chiave, delle idee e dei punti salienti dell’evento.

Organizzata da 20 parlamentari europei e da 60 organizzazioni partner, la Conferenza Beyond Growth 2023  – o la “Woodstock della post-crescita”, come è stata definita durante la giornata conclusiva – ha visto la partecipazione dei più potenti ed eminenti politici e studiosi.

Potrebbe rivelarsi un vero e proprio punto di svolta per l’Europa e per il mondo.

I presidenti della Commissione e del Parlamento europei salgono sul palco il primo giorno dei lavori.

Per tre giorni interi, circa 2.000 persone, tra cui scienziati all’avanguardia, politici, attivisti e rappresentanti di organizzazioni, si sono riunite a Bruxelles per condividere momenti di ispirazione, dramma, angoscia e gioia.

L’edificio ronzava di un’energia straordinaria e le vibrazioni si sono riverberate in tutto il mondo con oltre 4.000 persone in online. Il principale organizzatore, il deputato europeo Philippe Lamberts, ha dichiarato di non aver mai sentito l’emiciclo vibrare come durante questo evento. Questo evento non è stato normale. Quella che era iniziata come una conferenza scientifica si è trasformata in qualcosa di totalmente nuovo.

GIORNO 1

La prima giornata nell’Emiciclo è iniziata con una plenaria di apertura piuttosto drammatica e rivelatrice. Nel suo intervento, Roberta Metsola – Presidente del Parlamento europeo – ha affermato che “i fondi sono finiti ed i debiti devono essere ripagati, per questo abbiamo bisogno di una crescita sostenibile”. Ciò ha sollevato un mormorio imbarazzato nel pubblico, che era in gran parte lì per discutere su come andare oltre la solita retorica della crescita.

Quindi, Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha tenuto un discorso più accurato. Lei ha dichiarato che…

“Un modello di crescita incentrato sui combustibili fossili è semplicemente obsoleto”.

…affermazione che ha ricevuto grandi applausi. Ispirata da Robert Kennedy, ha anche delineato chiaramente:

“Che la crescita economica non sia fine a sé stessa. Che la crescita non distrugga le sue stesse fondamenta. Che la crescita sia al servizio delle persone e delle generazioni future”.

Questo è considerevole, provenendo da una tale posizione di potere.

Tuttavia, il suo discorso è stato accuratamente formulato in modo che potesse piacere a quasi tutti, indipendentemente dal fatto che si pensi che la crescita economica possa essere disgiunta dai suoi impatti dannosi sulle persone e sul pianeta. Ha anche riproposto l’argomento secondo cui “solo un’economia sostenibile ha le risorse per investire in obiettivi sociali“.

Quindi, fin dall’inizio, lo status quo della crescita sostenibile guidata dalla tecnologia stava facendo sentire la sua presenza, ponendosi in netto contrasto con ciò che sarebbe venuto dopo.

Sandrine Dixson-Declève, copresidente del Club di Roma, è salita sul palco. Ha detto che l’ossessione per la crescita è la causa principale dei nostri problemi e che l’unica tecnologia che potrebbe salvarci è una macchina del tempo che ci riporti indietro di 50 anni. Grande applauso. Non è la tecnologia di cui abbiamo bisogno e “la gente non vuole crescita economica. Vuole sicurezza economica”. La crescita della coesione sociale è la priorità, ha sottolineato.

L’oratore successivo è stato Jason Hickel – Professore dell’Università Autonoma di Barcellona – la cui argomentata richiesta di giustizia globale per andare oltre la crescita ha riscosso una forte consenso da parte pubblico. I paesi ricchi devono ridurre sostanzialmente il loro uso delle risorse.

Il primo passo è abbandonare il PIL come obiettivo. Quindi, dobbiamo demercificare i servizi pubblici universali, implementare una garanzia di occupabilità per liberarci dall’imperativo della crescita e vi è urgente bisogno di tagliare il potere d’acquisto dei ricchi. Anche la richiesta di cancellare i debiti impagabili ha ricevuto grandi applausi. Tutto ciò che possiamo fare ce lo possiamo permettere, ha detto, mostrando come un accordo post-crescita potrebbe rappresentare un’agenda politica popolare e fattibile.

L’ultima a salire sul palco è stata Adelaïde Charlier, attivista per la Giustizia Climatica ed i Diritti Umani. Il suo messaggio è stato che è tempo di sollevare le nostre nazioni dalle sabbie mobili della crescita illimitata verso il solido terreno della prosperità inclusiva.

“Il sogno ad occhi aperti della crescita verde è finito”. “Oltre questo punto, la crescita economica è dannosa”.

E questo è stato solo l’atto di apertura.

Il resto della conferenza ha incluso altre 6 plenarie, 20 focus panel e una serie di eventi collaterali, tutti incentrati sull’approfondimento di diversi aspetti di una giusta transizione oltre la crescita. Non va trascurato l’immenso potere delle relazioni e delle idee che si sono create nei corridoi del Parlamento Europeo, dove persone di diversa provenienza hanno socializzato nei momenti di pausa del fitto programma della conferenza.

La seconda plenaria della giornata di apertura ha cercato di proporre una ridefinizione della prosperità.

Il momento più importante per me è stato quando Kate Raworth – Senior Associate presso l’Università di Oxford – ha presentato in modo eloquente il suo concetto di doughnut economy (economia della ciambella) e ha mostrato come ci siano già 70 hub locali che lo stanno implementando nella pratica in tutto il mondo.

Ho avuto la possibilità di porre una domanda al gruppo di esperti e ho chiesto come il concetto di sufficienza sia collegato alla ridefinizione della prosperità per le imprese.

La risposta di Kate Raworth è stata che attualmente il mondo delle imprese è progettato per ottenere il massimo profitto. Ha detto che molte aziende si sono rivolte al DEAL – Doughnut Economics Action Lab – chiedendo cosa significherebbe fare affari che aiutino a portare l’umanità all’interno della ciambella. Non vogliamo parlare del design dei vostri prodotti, ma del design della vostra impresa, che determina ciò che potete essere e fare nel mondo. Qual è il vostro scopo e perché esistete? Come vi impegnate con gli altri, come siete governati? Chi ha voce nel processo decisionale? La natura è presente nel consiglio di amministrazione? I lavoratori e la catena di approvvigionamento fanno parte del consiglio di amministrazione? Come siete posseduti e finanziati, e questo crea un’aspettativa di crescita o di servizio all’umanità? L’autrice ha concluso che:

“Oggi abbiamo un sistema che contrappone la finanza alla vita e dobbiamo mettere la finanza al servizio della vita”.

L’ultimo intervento della plenaria è stato tenuto da Giorgos Kallis – professore dell’Università Autonoma di Barcellona – su come la decrescita si basi sulla semplicità, sulla relazione e sulla condivisione. Presentando l’esempio pratico di un villaggio greco, ha mostrato come non sia necessario reinventare nulla, se impariamo da questi diversi modi di prosperare che già esistono.

 

DAY 2

Le plenarie del secondo giorno hanno cercato di affrontare la questione delle insostenibili interdipendenze tra consumo di risorse, emissioni e crescita del PIL e di discutere dei limiti planetari.

Uno dei momenti per me più salienti è stato quando Yamina Saheb – autrice principale del Gruppo Intergovernativo di esperti sul Cambiamento Climatico – ha parlato del potere delle politiche di sufficienza, che attualmente sono per lo più ignorate nel mondo occidentale, anche se sono, e sono sempre state, la chiave per una prosperità sostenibile. L’autrice ha affermato che, sfruttando le politiche di sufficienza, l’UE potrebbe essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2030, ma…

“la sufficienza è trascurata nelle politiche e nei modelli dell’UE”.

Il suo intervento è stato accolto da una standing ovation.

Riflettendo queste conclusioni, Julia Steinberger – docente all’Università di Losanna – ha affermato in una successiva plenaria che “la via da seguire è la sufficienza“. Tuttavia, affinché la sufficienza possa attecchire, ha affermato che è necessario un cambiamento di filosofia e il riconoscimento che il consumo eccessivo non è libertà, ma una trappola.

Virjinijus Sinkevicius – Commissario europeo per l’Ambiente, gli Oceani e la Pesca – ha detto chiaramente al pubblico che “la natura è il nostro più grande produttore”. Non è solo una forma di credito che si può prendere senza conseguenze. “Essere responsabili non è una spesa. Consideratelo un investimento per il futuro”. Ha anche detto che il PIL non dice assolutamente nulla sul costo della crescita.

Olivia Lazard – Fellow di Carnegie Europe – ha avvertito che siamo entrati in un mondo geopolitico frammentato. I Paesi ricchi di minerali subiranno i maggiori impatti del cambiamento climatico. Le ansie per la sicurezza aumentano e con esse l’impulso alla crescita. Le superpotenze stanno spingendo verso una maggiore estrazione e crescita per competere sui minerali critici, motivo per cui la sicurezza planetaria richiede ora che l’UE costruisca veri e propri partenariati reciprocamente vantaggiosi con i Paesi ricchi di minerali del Sud del mondo.

Il dramma è continuato nella Plenaria 4, quando Valdis Dombrovskis – Vicepresidente esecutivo della Commissione europea – in un discorso registrato ha affermato che il processo di disaccoppiamento è in corso nell’UE, e che ora dobbiamo davvero mettere il turbo ai nostri sforzi per creare una “crescita economica equa e sostenibile“. Una parte del pubblico lo ha contestato.

In un discorso tenuto all’inizio della giornata, Timothée Parrique – ricercatore ed esperto di disaccoppiamento dell’Università di Lund – ha ricevuto una standing ovation dopo aver spiegato come il disaccoppiamento si basi sulla separazione della crescita da tutti gli impatti nocivi, non solo dalla CO2, in modo sufficientemente rapido, e che il disaccoppiamento deve essere mantenuto nel tempo, rendendo altamente improbabile il suo raggiungimento e rendendo l’approccio rischioso. Ha affermato che enfatizzare l’avvenuto disaccoppiamento è come celebrare una dieta dopo aver perso solo 200 grammi.

Più tardi, nella stessa plenaria in cui Dombrovskis ha fatto le sue osservazioni, Dan O’Neill – professore all’Università di Leeds e presidente della Società europea di economia ecologica (ESEE) – ha replicato con una risposta che ha suscitato lunghi applausi:

“Voglio essere chiaro. Non è possibile ottenere una crescita economica sostenibile su un pianeta finito, e certamente non entro i confini planetari”.

Il Prof. O’Neill ha anche sottolineato che una maggiore uguaglianza è un sostituto della crescita e molto meglio per l’ambiente e la società. Ha fatto la seguente memorabile citazione sull’ambiguità del PIL: “Se la polizia venisse a casa vostra e vi dicesse che il livello di attività è aumentato nella vostra zona, vorreste sapere che tipo di attività“.

Ha sottolineato che dovremmo sostituire il PIL, non integrarlo con indicatori aggiuntivi. Inoltre, ha chiesto di trasformare il patto di stabilità e crescita dell’UE in un patto di sostenibilità e benessere, preannunciando le discussioni che hanno sottolineato con forza questo punto durante la giornata conclusiva.

Il messaggio forte di Aurélien Barrau – professore dell’Università di Grenoble – è stato che le azioni attuali sono drammaticamente insufficienti e la visione della crescita verde è troppo restrittiva. Ha affermato che non ha senso chiamare crescita qualcosa che sta portando al declino. Ha anche proposto un modo alternativo di pensare ai limiti planetari come qualcosa di positivo, perché i confini ci aiutano a pensare. C’è una bellezza in queste restrizioni. Significano che siamo vivi.

Anche Farhana Sultana – professoressa della Syracuse University – ha sottolineato la prospettiva della giustizia globale di andare oltre la crescita. Ha affermato che la velocità di mitigazione nel Nord del mondo non è sufficiente e ha chiesto di porre fine al modello di crescita estrattivista. L’economia mondiale continua a basarsi sullo sfruttamento, e ciò è diventato la norma. Le esternalità vengono esportate verso le popolazioni emarginate e l’Unione europea, in competizione per le risorse critiche, sta alterando ciò che è accessibile agli altri. Secondo l’autrice, dobbiamo guardare oltre la crescita e l’iperconsumo per trovare modi alternativi di raggiungere il benessere.

DAY 3

L’ultimo giorno mi ha completamente sorpreso.

L’obiettivo delle tre plenarie finali del terzo giorno era quello di delineare nuove politiche macroeconomiche per un’Europa post-crescita, discutere il ruolo dei modelli economici (quelli in uso e le alternative ad essi) nelle decisioni di politica economica e fornire raccomandazioni concrete per spostare l’economia europea verso un nuovo modello di post-crescita che punti a prosperare piuttosto che a crescere.

A questo punto, in pratica, avevo già fatto tre intense giornate di 14 ore, contando la domenica, quando ho viaggiato dalla Finlandia a Bruxelles e ho avuto la prima riunione della conferenza la sera. Ma non sentivo la fatica di tutto questo. E nemmeno il resto del pubblico, visto che il livello di energia della giornata conclusiva era di un altro livello.

La giornata è iniziata con la presidenza della plenaria, retta da Manon Aubry – copresidente del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo – che ha sottolineato come l’UE abbia una Direzione generale per la crescita, ma non una per il benessere. Come altri, ha parlato dell’importanza di riformare il Patto di stabilità e crescita dell’UE, ora che è stato sospeso per tre anni, per consentire ai governi di investire per garantire il benessere dei loro cittadini durante le pandemie e le guerre.

Joseph Stiglitz – professore dell’Università della Columbia e premio Nobel per l’economia – ha poi tenuto un discorso in cui ha ribadito che la priorità non dovrebbe essere la crescita economica ma l’aumento del benessere. Aumentando le disuguaglianze, la teoria economica del trickle-down si rivela evidentemente non vera, ha detto. Ha criticato le politiche di austerità neoliberiste e ha affermato che non possiamo concentrarci solo sul debito, senza considerare le attività sull’altro lato del bilancio. D’altra parte, ha ripetuto l’argomento del disaccoppiamento, già sfatato in precedenza, che ha suscitato qualche sguardo incredulo tra il pubblico.

Joseph Stiglitz — Professore dell’Università della Columbia e premio Nobel per l’economia

Secondo il prof. Stiglitz, la governance macroeconomica dell’Europa deve subire importanti cambiamenti per consentire all’Europa di andare oltre la crescita e di realizzare un’agenda economica che promuova il benessere sia per l’Europa che per il pianeta. Anche lui ha posto l’accento sulla giustizia globale, affermando che i Paesi avanzati non hanno fornito un aiuto sufficiente ai mercati emergenti. Pertanto, il quadro fiscale dell’UE deve includere un’assistenza sostanziale ai Paesi in via di sviluppo per motivarli a partecipare.

Nella penultima plenaria, c’è stato ancora una volta un discorso preregistrato che ha mosso una parte del pubblico a mormorio e fischi, quando Paolo Gentiloni – Commissario europeo per l’Economia – ha delineato le sue convinzioni che “la decrescita non è la strada giusta, perché un’economia in contrazione avrà meno, non più risorse per una transizione verde“. La crescita economica rimane un motore positivo per il cambiamento, ha detto, aggiungendo che dobbiamo passare a un nuovo modello di crescita.

Per fortuna la plenaria era presieduta dall’europarlamentare Sirpa Pietikäinen, la cui risposta è stata leggendaria: “Ok… abbiamo ascoltato il messaggio del nostro commissario per l’economia. E voi cosa ne pensate, vogliamo alzare il livello?“. – scatenando gli applausi del pubblico. È interessante notare che, a causa dell’assurdità e della ripetitività delle osservazioni di Gentiloni, il resto del panel è proseguito come se niente fosse.

Il secondo momento per me più importante è stato quando Robert Costanza – professore all’University College di Londra e uno dei miei supervisori di dottorato – è salito sul palco per concludere la plenaria. Ha parlato della necessità di nuovi modelli di dinamica dei sistemi, in grado di rappresentare l’economia come un sistema in cui diversi tipi di capitale (naturale, artificiale, umano e sociale), che hanno una sostituibilità limitata, contribuiscono tutti al processo economico.

Ha sostenuto che per rendere il PIL obsoleto, dobbiamo sostituire il sistema statico di contabilità nazionale con un modello più dinamico, dotato di nuovi indicatori. Ha anche chiesto una terapia sociale contro la dipendenza dalla crescita economica, ottenendo una risposta forte e positiva da parte del pubblico.

Nella plenaria finale della conferenza, Philippe Lamberts – eurodeputato e co-presidente di Greens/EFA – ha ricevuto una standing ovation come organizzatore principale della conferenza. Ha poi invitato Tim Jackson – professore dell’Università del Surrey – a salire sul palco per parlare del mito del nostro tempo, il mito della crescita. Il Prof. Jackson ha parlato del modo in cui l’immaginazione di un mondo post-crescita può aiutare ad alleviare l’angoscia e l’ansia, in particolare tra i giovani, poiché il sogno della crescita è fallito e si è trasformato in un incubo.

La plenaria è stata conclusa da due giovani sostenitori del clima e, a nostra insaputa, gli attivisti si sono sparpagliati in tutto l’emiciclo. Agata Meysner, direttrice di Generazione Clima Europa, ha lanciato un chiaro messaggio: “I giovani non sono responsabili di darvi speranza. E le generazioni future non sono responsabili di risolvere il fallimento della leadership di oggi”, che ha ricevuto una standing ovation a metà discorso. Ha continuato a dire che l’estrema ricchezza spinge al consumo eccessivo e che…

“la transizione verso un’economia post-crescita è l’opportunità di ridefinire la prosperità e il progresso in modo da rispettare i limiti del nostro pianeta e migliorare il benessere umano”.

A quei decisori che nei loro interventi precedenti avevano promosso i “miti del disaccoppiamento e le favole della crescita sostenibile“, ha risposto:

“Voglio essere chiara. Le generazioni future non hanno bisogno della vostra ossessione per la crescita economica”.

L’ultimo discorso della conferenza è stato tenuto da Anuna De Wever – attivista per il clima e la giustizia sociale – acclamata dal pubblico. Ha detto che stiamo ripensando radicalmente l’economia globale, perché dobbiamo. Dobbiamo chiederci per chi stiamo facendo crescere questa economia e quali storie usiamo per giustificare questa crescita.

L’attivista ha sottolineato che alla base della crescita europea c’è un sistema di supremazia bianca, colonialismo e imperialismo, che guida un sistema globale di sfruttamento, estrattivismo e accumulo di ricchezza. “Non c’è decrescita senza decolonizzazione“. Un grande applauso. Lottiamo per la libertà profonda di costruire vite significative senza dipendere dalla crescita, ha detto.

Dopo aver sottolineato l’importanza di passare dai panel a un vero e proprio dialogo, ha chiesto a tutti i presenti che si impegnano a continuare questa conversazione dopo la conferenza di alzarsi in piedi. Tutti lo hanno fatto. Poi ha invitato i colleghi attivisti presenti a condividere il loro messaggio alzando i loro cartelli.

In seguito, uno degli attivisti mi ha detto che in questo modo non volevano solo protestare contro la scarsa partecipazione del pubblico durante l’evento, ma anche mostrare unità, coordinamento e ricordare la necessità di continuare a spingere, a prescindere da quanto si è avanzati.

RIFLESSIONI

È stato affascinante assistere alla grande battaglia di idee che caratterizza il nostro tempo, quando i sostenitori della crescita verde hanno tenuto i loro discorsi e si sono scontrati con una forte resistenza. In un certo senso, questo ha rappresentato anche un’opportunità mancata. Avrei sperato in una discussione più strategica e positiva sulla post-crescita.

La vergogna e il biasimo possono talvolta essere utili spunti sociali, una forma di rinforzo negativo, ma possono anche aumentare la resistenza e rendere più difficile la transizione. Piuttosto, i sostenitori della post-crescita dovrebbero concentrarsi maggiormente sul mostrare un modo migliore con empatia, impiegando un rinforzo positivo e un approccio più terapeutico, come ha sottolineato il prof. Costanza nel suo intervento. Ciò consentirebbe alle persone di avere uno spazio sicuro per imparare dai propri errori, invece di temere solo le conseguenze dell’esprimere le proprie opinioni. Invece di ostracizzare coloro che mantengono ancora la mentalità economica tradizionale, il compito dei sostenitori della post-crescita è quello di mostrare un modo migliore e una nuova visione che renderà obsoleto l’approccio esistente.

Durante la conferenza si è parlato spesso della necessità di cambiare mentalità. A mio avviso, il modo migliore per farlo è convincere i cittadini, ricchi e poveri, produttori e consumatori, che la transizione oltre la crescita può avvenire in modo da garantire la sicurezza economica e il benessere delle persone. Fornire una nuova immagine di un futuro migliore, un modo migliore di esistere e un percorso per arrivarci. Un percorso creato con la partecipazione degli stakeholder, testato con nuovi modelli macroeconomici ecologici e misurato con nuovi indicatori.

La conferenza Beyond Growth è stata estremamente ben organizzata, data la portata dei risultati raggiunti. Questa “Woodstock della post-crescita” è stata una grande cosa e mi sento fortunato ad avervi partecipato. I contenuti sarebbero stati sufficienti per tre eventi separati – e forse questa è la strada da seguire. Mi sembra chiaro che ci sia abbastanza offerta di nuova ricerca e certamente abbastanza domanda per ospitare una grande conferenza sulla post-crescita ogni anno.

Tuttavia, in una certa misura ho condiviso il sentimento che ha spinto gli attivisti all’azione. Si sarebbe dovuto dedicare più tempo alle domande e alla discussione nei panel e nelle plenarie. Ci sarebbe dovuta essere una maggiore autocritica per trovare il modo di migliorare gli argomenti della post-crescita. In totale c’erano troppi panel, intervallati in modo così stretto da lasciare poco tempo per discussioni informali e incontri personali. Personalmente, ho finito per lavorare troppo e per correre da un posto all’altro per approfittare della rara opportunità di incontrare colleghi riuniti in un unico luogo. La prossima conferenza imparerà sicuramente da questa lezione e sarà ancora migliore.

Se non conoscete ancora le idee di post-crescita, è il momento di iniziare a imparare! Un ottimo punto di partenza è guardare le registrazioni degli interventi della conferenza dal sito web della conferenza https://www.beyond-growth-2023.eu/programme/, o attraverso questa playlist di YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=RlnSHTORjnc&list=PLCsKDAfAp2L1V3CyZokKQbfCJRZ7hldh7

Si noti che, a causa della necessità di porre dei limiti alla focalizzazione e alla lunghezza di questo testo, ho tralasciato molti dettagli importanti, prese di posizione e discorsi che sono stati tenuti durante la conferenza; quindi, raccomando vivamente di guardare le registrazioni se siete interessati a saperne di più!

Grazie per aver letto! Seguite il mio blog per saperne di più.