Lo stra-potere del ‘dio cemento’ in Italia sembra non avere limiti. Persino in un territorio come quello abruzzese, nel quale la ricostruzione sta già offrendo ghiottissimi affari a costruttori e palazzinari vari, si vuole costruire una strada alle porte dell’Aquila che non solo comprometterebbe una delle ultime zone agricole abruzzesi, ma sorgerebbe in un’area ad elevato rischio di alluvioni. Non solo, l’operazione rischierebbe anche di ostacolare i lavori di ricostruzione delle frazioni del capoluogo abruzzese di Onna e San Gregorio.
Anche in un’area disastrata come continua ad essere quella intorno all’Aquila si vogliono spendere milioni di euro di denaro pubblico in infrastrutture apparentemente improbabili. In una zona in cui la smania speculativa del settore edilizio italiano può già trovare terreno molto fertile, grazie ai lavori necessari alla ricostruzione di quanto distrutto dal terremoto, si vuole infatti costruire una nuova circonvallazione.
L’opera, per la quale sono stati stanziati 34 milioni di euro, rientra nella legge obiettivo del 2001 e rappresenta il terzo lotto della cosiddetta ‘variante Sud’ (Bazzano-S.Gregorio) alla SS.17. Una grande arteria che si troverebbe in una zona ad elevato rischio idrogeologico per le esondazioni del fiume Aterno. Che, infatti, lo scorso primo dicembre ha già mandato un ‘avvertimento’, sommergendo con una piena l’area che dovrebbe essere interessata dai lavori.
Rappresentanti del Wwf sia nazionale che abruzzese, del comitato San Gregorio Rinasce e dell’associazione Onna Onlus hanno fatto fronte comune schierandosi contro la realizzazione della circonvallazione stradale nell’area est della città, a ridosso appunto delle frazioni di Onna e San Gregorio.
Una costruzione che, secondo quanto riferiscono i comitati ambientalisti, non solo ricadrebbe in un’area ad altissimo rischio idrogeologico, ma comprometterebbe anche una delle pochissime aree agricole della piana aquilana. Un altro aspetto da non sottovalutare, considerando che l’Italia è uno dei pochi Paesi europei nei quali la produzione agricola è diminuita, rispetto agli anni scorsi. Agricoltura, paesaggio e sicurezza che, con i soldi dei contribuenti italiani, verrebbero ancora una volta sacrificati sull’altare del dio cemento.
Le associazioni ambientaliste interessate hanno esaminato gli elaborati del progetto preliminare dell’Anas: dalle prime tavole progettuali, "composte dal progetto vero e proprio e da una seconda ipotesi di tracciato avanzata solo più recentemente dall’Anas", hanno denunciato gli ambientalisti, "emerge che una parte consistente del tragitto in ogni caso ricadrebbe all’interno delle aree perimetrate dal Piano stralcio Difesa alluvioni della Regione Abruzzo (Psda), a grave pericolosità idrogeologica in quanto limitrofe al corso del fiume Aterno e, più in generale, nel mezzo dei campi che caratterizzano la conca aquilana".
È per questo che il Wwf manifesta "il proprio sconcerto e la più completa contrarietà rispetto a tale scelta”.
Per Raniero Maggini, vicepresidente nazionale dell’organizzazione, "appare inconcepibile pensare che in un Paese dove i frequenti eventi alluvionali causano autentiche tragedie e la perdita di infrastrutture costate decine di milioni di euro al contribuente, si possa solo immaginare di insediare un’opera di grande viabilità in un contesto in cui il rischio idraulico è palese". Senza valutare che l’eventuale realizzazione dell’opera sul tracciato proposto "determinerebbe altresì un impatto paesaggistico enorme", ha aggiunto Maggini.
Della stessa opinione Sara Cecala, del comitato S. Gregorio Rinasce, che ha dichiarato: "ci opporremo strenuamente a qualsiasi tracciato in aree a rischio idrogeologico e, più in generale, crediamo che ci sia bisogno all’Aquila di una programmazione e progettazione integrata di tutte le opere che riguardano la ricostruzione".
l progetto della Variante Anas rientra nella cosiddetta ‘legge Obiettivo del 2001’ e della successiva Intesa Quadro tra Governo e Regione Abruzzo del 2002. Non ha quindi nulla a che fare con le problematiche di viabilità connesse al terremoto. Ma non è questo il punto: "Premettendo che dal 2001 ad oggi sono cambiate tantissime cose – ha affermato Augusto De Sanctis del Wwf abruzzese – ciò che preme sottolineare è che i lavori delineati in un primo progetto ricadono in un’area ad altissimo rischio esondazione".
Dopo quella del primo dicembre l’Anas ha quindi proposto un secondo progetto, nel quale però il 70% delle opere continua a ricadere nell’area a rischio. Per De Sanctis è anche "necessario che sull’intera infrastruttura venga effettuata la valutazione d’impatto ambientale (VIA)". Valutazione mai eseguita. Altro aspetto che rende illegittima agli occhi degli ambientalisti abruzzesi la procedura di approvazione dell’opera. Con un progetto incredibilmente inserito tra le opere oggetto dell’Ordinanza di Protezione civile n. 3805 del 3 settembre 2009, che per la viabilità ha previsto lo stanziamento di altri 10 milioni di euro.
I cittadini proprietari dei terreni hanno già presentato ricorso al Tar. Contribuenti supportati dal Wwf, che "si opporrà a qualsiasi tracciato a in aree a rischio idrogeologico". Perché, come dichiarato da Raniero Maggini: "crediamo ci sia bisogno all’Aquila di pianificare in maniera organica e coordinata tutti i processi di ricostruzione".
Ma il fatto forse più incredibile di tutti è che la variante sud, secondo quanto sostenuto dai comitati di Onna e San Gregorio, rappresenterebbe anche un enorme ostacolo nel processo di ricostruzione dei due borghi, semi-distrutti dal terremoto del 6 aprile 2009: "La variante Sud – afferma Sara Cecala – prevede la realizzazione di sopraelevate, viadotti, svincoli e rotatorie grandi come un campo da calcio proprio a ridosso delle abitazioni lesionate dal sisma. Come è possibile programmare un processo di ricostruzione in questo modo?". Per trovare una risposta a questo quesito, forse basta vedere come viene governato l’intero Paese.
Fonte: Il Cambiamento