Un contributo di Patrizia Arcobelli, MDF Cuneo
Alimentazione e cibo sono temi di ogni giorno.
Scambio di ricette, programmi tv, pagine dei social media a tema culinario, libri e riviste ambientate in
cucina, diete e stili nutrizionali alternativi alla dieta onnivora… Quando non abbiamo la bocca piena di cibo,
ne parliamo.
Invece si parla poco di quello che finisce in discarica, sia durante la filiera di produzione, sia nella gestione
domestica e famigliare.
Lo spreco di cibo presenta cifre da capogiro: ogni anno si stimano 1.3 miliardi di tonnellate di cibo gettato in
tutto il mondo, un terzo di tutta la produzione per il consumo umano (dati FAO).
Lo spreco alimentare è sicuramente figlio della globalizzazione: la facile disponibilità e il continuo rinnovo
dell’offerta incrementa la quantità di alimenti presenti nelle dispense delle famiglie occidentali.
I nostri frigoriferi sono sempre pieni, gli armadietti della cucina contengono forse troppi prodotti: scatole,
scatolette, pacchetti, conserve di ogni tipo, prodotti etnici, scorte, primizie e golosità.
La pubblicità gioca il suo ruolo: i grandi marchi dell’industria agroalimentare e la GDO spingono i
consumatori ad acquistare prodotti sempre più allettanti, seguendo nuove ricette e nuovi packaging. Si
potrebbe parlare, senza timore di smentite, di obsolescenza programmata anche per il mercato alimentare
(“hai provato i nuovi biscotti XXX?”- “ma tu non usi il nuovo brodo in capsule, grani, gel, tubetto, che è
così comodo…?”)
Sembrano considerazioni lontane dal nostro vissuto, ma se ci si ferma a riflettere, dando un’occhiata alla
dispensa, si è costretti ad ammettere di avere davvero una scelta ultra-variegata. Ovviamente, con tutta
questa disponibilità, troppo spesso succede che i prodotti vadano in scadenza e finiscano nella pattumiera.
Cosa fare per evitarlo? Prima di tutto sarebbe meglio prevenire, comprando stagionale, fresco,
privilegiando pochi alimenti, ma di qualità, per permettere una gestione più semplice delle scadenze.
E se, per necessità famigliari, il nostro frigorifero ha necessità di rimanere ben fornito (magari perché gli
orari dei pasti sono diversi per i vari componenti)? Allora si può segnare, tramite listini e post-it sul
frigorifero, quali alimenti siano più prossimi alla scadenza, così da consumarli per primi.
Ricordiamo che la dicitura sull’etichetta “da consumarsi preferibilmente entro…” è solo una indicazione,
non vuol dire che la merce sia scaduta.
Ma se ci sono eccedenze, prodotti doppi, ricette ed esperimenti che non hanno un aspetto presentabile. o
cibi di cui non abbiamo più voglia e che vorremmo gettare?
AL VIA LA TRASFORMAZIONE! Il pane duro? Diventa pangrattato o si trasforma in crostini per la
minestra. Anche la focaccina dimenticata nello zaino del figlio darà gusto a minestre o insalate. Sempre
con il pane, una volta affettato finemente, si possono ottenere basi per piacevoli bruschette, mentre la
mollica aggiunta a dei legumi cotti (avanzati anch’essi) dà vita a sfiziose polpette.
Tutta la verdura è facilmente recuperabile prima di essere gettata via, che sia già cotta, o che sia ancora
cruda. Le foglie esterne dei cavolfiori e dei broccoli possono diventare un buon brodo; l’insalata e le
aromatiche rendono appetito le frittate, la verdura cotta diventa il ripieno di torte salate o si trasforma nel
pezzo forte di flan e soufflé.
Se, inoltre, utilizziamo verdura di provenienza biologica, lo scarto è davvero una risorsa nutriente e ricca di
fibre, che porterà giovamento alla salute del nostro intestino.
La frutta ammaccata può essere aggiunta alle torte, ai biscotti, diventare un frullato, evitandoci di dover
uscire di corsa di casa per comprare la merenda ai bambini.
I recuperi più gustosi sono le trasformazioni tramite il mixer ad immersione: da cibo in decadenza, ma
sano, nascono frullati, creme, hummus, composti spalmabili, marmellate e composte, ripieni per torte,
minestre, fino ad arrivare alle golose polpette del riciclo: sempre nuove, sempre diverse ed amatissime dai
bambini!
È davvero semplice e stimolante poter dare una seconda vita ai prodotti alimentari che abbiamo in casa.
In fondo, li abbiamo acquistati con i nostri soldi, speso il nostro tempo per procurarceli, senza contare che
molte persone si sono impegnate per coltivarli, produrli e commercializzarli.
Questi piccoli accorgimenti nella gestione della nostra tavola e della nostra dispensa, applicabili da
chiunque senza fatica, si riveleranno preziosi per l’ambiente, per la nostra qualità di vita e, perché no,
anche per il nostro portafoglio.
In fondo le scelte etiche si dimostrano, alla lunga, gratificanti perché: pratiche, veloci, economiche e
stimolanti per la creatività e l’autonomia di pensiero.
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