Ministero per la Transizione ecologica: il punto di vista del Movimento per la Decrescita Felice
di Francesco Verrigni e Lucia Cuffaro
Dal nuovo governo Draghi, al centro del dibattito c’è l’istituzione del Ministero per la Transizione Ecologica. Di cosa si tratta?
In realtà non si tratta di una vera e propria istituzione, visto che esiste già un ente simile, il Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi (DITEI) (https://www.minambiente.it/pagina/dipartimento-la-transizione-ecologica-e-gli-investimenti-verdi-ditei), quanto piuttosto di una riorganizzazione.
Il nuovo ministero, se le modifiche verranno implementate, comprenderà le funzioni del vecchio Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare guidato da Sergio Costa, più alcune funzioni del Ministero dello Sviluppo Economico.
Quanto dipenda dalla compravendita dei Ministeri tipica nelle occasioni di formazione di un nuovo governo e dalla relativa spartizione del bottino (i soldi del Recovery Plane NextGeneration EU) e quanto da un reale desiderio di cambiamento non è dato saperlo, qualche considerazione è bene farla. L’enorme afflusso di denaro può sicuramente portare vantaggi per una maggiore tutela dell’ecosistema, la sensazione che emerge, tuttavia, è una sorta di mercificazione dell’ambiente.
Sembra che la prospettiva dalla quale l’ambiente viene guardato sarà attraverso le lenti opache dell’Economia, quando molte politiche per preservare la biodiversità e il verde italiano non richiederebbero esborso alcuno di denaro.
Al contrario, è proprio fermando l’afflusso di denaro in alcuni settori che ha portato alla deforestazione e cementificazione selvaggia che si possono ottenere i migliori risultati.
Un approccio che sembra ancorato al modello di sviluppo e crescita e non a un progetto di vera ripianificazione.
Il profilo del Ministro
Ad alimentare questi timori contribuisce il curriculum dell’uomo chiamato a dirigere il nuovo ministero, Roberto Cingolani. Roberto Cingolani, laureato in Fisica all’Università di Bari, esperto di robotica e di nanotecnologie, dal 2005 al 2019 è stato il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (IIT). Successivamente Chief technology & innovation officer di Leonardo (ex Finmeccanica), celeberrima e molto discussa azienda italiana impegnata, tra le altre cose, nella produzione di armamenti, prima di un rapido passaggio nella task force guidata da Vittorio Colao (sponsor del 5G e ora Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale).
Quello che lascia più perplessi, tuttavia, non è il curriculum molto lontano da quello auspicato da ogni appassionato ambientalista, ma alcune dichiarazioni rilasciate dal fisico milanese. In questo video pubblicato dall’IIT (https://www.facebook.com/watch/?v=1375387422581025) afferma che la “quality of life è tecnologia, non una cosa così” ignorando, forse, che il benessere è un’altra cosa e la tecnologia è solo uno strumento che può aiutare, non certo la misura della qualità della vita stessa. Continua parlando con favore e leggerezza dell’ingegneria genetica per migliorare la qualità del cibo, dimenticando che in Italia è vietato l’utilizzo degli OGM nella produzione agricola.
Le considerazioni non migliorano quando ci spostiamo nel campo delle energie rinnovabili; in questa intervista (https://www.eni.com/it-IT/ricerca-scientifica/roberto-cingolani-tecnologia-sostenibile.html) rilasciata l’anno passato all’ENI (azienda ancora impegnata nel rilancio delle fonti fossili), possiamo leggere come consideri il gas come uno dei “mali minori” e si rammarica che sul nucleare ci sono “diversi veti di varia natura”, un chiaro riferimento alla vittoria del NO al referendum popolare sul nucleare.
Un approccio, quello di Cingolani, improntato alla Crescita e allo Sviluppo Sostenibile, che, come abbiamo dimostrato (https://decrescitafelice.it/2020/10/finalmente-disponibile-ledizione-cartacea-de-il-mito-della-crescita-verde-edito-da-luce-con-postfazione-di-mdf/), è inadatto a porre rimedio alla crisi ecologica in cui ci troviamo.
Alla luce di queste considerazioni, siamo sicuri che sia il profilo giusto per guidare il Ministero?
Il punto di vista del Movimento per la Decrescita Felice
Lucia Cuffaro, copresidente del Movimento per la Decrescita Felice, spiega la visione di MDF e commenta la nascita del nuovo Ministero per la Transizione ecologica: “Tra energia e cambiamento climatico vi è uno stretto e preoccupante legame, perché l’utilizzo massivo di fonti fossili non fa altro che aggravare sempre di più l’inquinamento e il riscaldamento del Pianeta: un duplice attacco sia all’equilibrio della biosfera che al benessere sociale. La crisi economica dell’era Covid deve essere la giusta occasione per prendere in mano la situazione e pianificare una nuova gestione che metta al centro la produzione di energia pulita.
Tecnologie che non depauperino la Terra, e che possano al contempo rilanciare anche l’occupazione a basso impatto ambientale. È quindi evidente una necessaria riprogrammazione incentrata sulla valorizzazione di fonti energetiche ricavate da risorse rinnovabili non soggette a esaurimento come la luce solare, il vento, le onde, la pioggia, il calore della terra. Le energie non rinnovabili derivano invece da fonti fossili esauribili quali petrolio, carbone, gas naturale o da riserve limitate come l’isotopo 235 dell’uranio, impiegato per produrre energia nucleare, che aumentano un inquinamento già a un livello preoccupante per la salute umana e quella del Pianeta. La capacità energetica necessaria al consumo è supplita solo per un terzo dalle rinnovabili come ci dice l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, anche se la loro implementazione si rende indispensabile sia per il clima, che i cittadini. I cambiamenti climatici in atto, il delicato equilibrio del Pianeta e la crescente disuguaglianza sociale sono quindi sempre più evidenti. Per questo, è più che necessario un cambiamento immediato in ogni livello del sistema sociale, culturale, politico ed economico, verso una ripianificazione delle strutture e delle azioni che tengano conto della preoccupante situazione ambientale. In particolare, riteniamo fondamentale che il Ministero per la Transizione ecologica si attivi seguendo questi obiettivi e rendendoli prioritari nella propria agenda:
-Politiche di transizione energetica necessarie per la riduzione della CO2
-Azioni volte alla riduzione degli sprechi energetici all’interno delle istituzioni e delle grandi aziende statali
-Riduzione degli sprechi e dei consumi non necessari
-Sussidi e finanziamenti per l’implementazione di tecnologie a basso impatto ambientale
-Economia circolare per la riduzione a monte dei rifiuti
-Incentivazione e valorizzazione dei settori e dei processi produttivi a basso impatto ambientale
-Azioni volte alla riduzione della C02 nel settore della mobilità
-Politiche volte a ridurre la disuguaglianza sociale
-Implementazione di nuove figure lavorative specializzate su tematiche ecologiche
-Rilocalizzazione dell’economia e accorciamento delle filiere
Riduzione dell’orario di lavoro
-Istituzione di programmi scolastici che incentivi le azioni ecologiche nei più giovani
-Valorizzazione e facilitazione dell’economia solidale e supporto ai suoi attori
-Sensibilizzazione della società civile verso un processo di cambiamento ecologico
E’ chiaro come un piano d’azione di questo tipo debba necessariamente trovare la collaborazione di altri Ministeri e la comune sensibilità per la salvaguardia del pianeta da parte di tutto il Governo. Solo così si potrebbe attuare un reale cambiamento ed una efficace politica ambientalista, senza rischiare di avere un Ministero la cui competenza si trasformi in capacità di giustificare le scelte governative orientate al profitto e al consumo delle risorse naturali, scelte per nulla orientate ad una cambiamento di rotta.
Non c’è più tempo. Ci auguriamo che il nuovo Ministero per la Transizione ecologica possa realmente agire sulla pianificazione strutturale affinché un futuro davvero ecologico sia possibile nel nostro Paese. Noi continueremo a dare il nostro supporto per questo” conclude Lucia Cuffaro.
Approfondimenti
Per approfondire invitiamo il Ministro a leggere:
il Modello di simulazione dinamica macroeconomica per l’economia italiana del Movimento per la Decrescita Felice in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, e in particolare col prof. Simone D’Alessandro. La versione più aggiornata del documento “2METE – Modello di Macroeconomia Ecologica per la Transizione Energetica: Scenari alternativi per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale” è scaricabile interamente da questo link: decrescitafelice.it/2019/12/2mete-modello-di-macroeconomia-ecologica-per-la-transizione-energetica/
Il mito della crescita verde. Perché non è possibile disaccoppiare la crescita economica dalla crescita dell’impatto ambientale: prove e argomentazioni. La traduzione italiana del report “Decoupling debunked https://decrescitafelice.it/e-arrivato-il-momento-di-abbandonare-il-mito-della-crescita-verde-mdf-presenta-la-traduzione-italiana-di-decouplin-debunked/